La vicina di casa di Vanessa:
«Glielo avevo detto di non partire»

Scende dall’auto dopo la giornata di lavoro e i taccuini pronti ad accoglierla la fanno sbiancare. «Come, Vanessa? No... Gliel’avevo detto di non partire, glielo dicevo di non andare. Non è possibile».

Scende dall’auto dopo la giornata di lavoro e i taccuini pronti ad accoglierla la fanno sbiancare. «Come, Vanessa? No... Gliel’avevo detto di non partire, glielo dicevo di non andare. Non è possibile».

Giuseppina Di Carlo non fa a tempo a scendere dall’auto con il marito che dall’appartamento accanto al suo, nel cortile di via Torri 2 a Brembate, risuonano i titoli del telegiornale. Vanessa Marzullo, la ventunenne che, nata a Cosenza, dal 2000 e fino a un mesetto fa ha abitato sotto casa sua al di là del Brembo, lei che si chiama proprio come sua figlia, è stata rapita in Siria.

Giusy compone il numero di Patrizia Virga, la mamma della giovane iscritta a Milano al corso di laurea in Mediazione linguistica e culturale e che ama la Siria e i suoi bambini più di ogni cosa.

Dall’altro capo del telefono le rispondono, fermi e distrutti, che sì, è successo per davvero «ma non intendiamo dire nulla». La vicina di casa fa eco all’appello dei Marzullo: «Abbiate rispetto» e la sua mente va a «venti giorni fa, quando da Osio Sotto (dove Patrizia con Vanessa e Mario, l’altro figlio di vent’anni fresco di maturità all’istituto tecnico «Jacopo Nizzola» di Trezzo, si sono trasferiti di recente per ristrutturare l’alloggio di via Torri, dove risultano ancora residenti, ndr) è tornata qui per prendere le sue cose: ripartiva per la Siria e ho cercato di dissuaderla.

Leggi le quattro pagine dedicate all’argomento su L’Eco di Bergamo del 7 agosto

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