La visita del vescovo ai carcerati
«Uomini e donne con dignità e valori»

«Vorremmo che le persone fuori non pensassero che siamo dei mostri, ma uomini e donne con dignità e valori; chi finisce in carcere è sia vittima sia responsabile» hanno scritto nella loro lettera indirizzata al vescovo le donne della sezione femminile che hanno accompagnato le loro parole con il dono di una Maternità realizzata da loro in ceramica.

Affetto e ascolto contraddistinguono le visite del vescovo Francesco Beschi nella Casa circondariale di Bergamo, sentimenti riconfermati ieri in occasione della celebrazione della Messa natalizia.

«Vorremmo che le persone fuori non pensassero che siamo dei mostri, ma uomini e donne con dignità e valori; chi finisce in carcere è sia vittima sia responsabile» hanno scritto nella loro lettera indirizzata al vescovo le donne della sezione femminile che hanno accompagnato le loro parole con il dono di una Maternità realizzata da loro in ceramica. Un dono che monsignor Beschi ha accolto con gioia e ha voluto poi sull’altare della chiesa in cui ha celebrato la Messa con i detenuti.

«La nascita di Gesù deve farci pensare al futuro. Il Natale non deve rimanere una bella fiaba, ma alle parole devono seguire i fatti; si deve credere alla possibilità del proprio riscatto, perché nella grotta potete vedere la luce della speranza» ha detto il vescovo nella sezione femminile. Francesco Beschi ha poi parlato, durante la celebrazione, del riconoscimento della dignità, che ognuno deve all’altro e a se stesso: «Vi lascio come regalo natalizio queste parole: i vostri nomi sono scritti in cielo, nel cuore di Dio, come dice il Signore». Un detenuto, a nome di tutti, ha ringraziato il vescovo per «l’umanità, perché non ci fa sentire né scartati, né abbandonati».

Non è mancato il riferimento alla attualità della «questione carceri»: «Penso spesso a voi – ha confidato il vescovo –, alle condizioni dei detenuti, tema che non deve essere oggetto di finto interessamento. Sono convinto che l’esercizio della giustizia non può diventare vendetta, disprezzo, umiliazione, ma il carcere deve essere sempre volto alla riabilitazione e integrazione della società».

Un appello accorato è stato rivolto dalla presidente del Tribunale di sorveglianza di Brescia Monica Lazzaroni ai detenuti e alle detenute: «In questo momento, in cui si è in attesa di cambiamenti con il decreto legge approvato e la presentazione il 28 maggio 2014 alla Corte europea di proposte di miglioramento delle condizioni di detenzione, fate in modo che non si spengano i riflettori sul mondo del carcere. I recenti fatti di cronaca con le due evasioni di detenuti in permesso premio hanno rallentato l’iter del decreto legge; è vostra responsabilità manifestare concretamente la vostra volontà di rispettare le leggi. Voi siete artefici delle scelte future. Purtroppo la società non è ancora pronta ad accogliervi, perché per essa non siete mai vittime, ma responsabili».

Uguale richiamo alla responsabilità personale è giunto dal direttore del carcere Antonino Porcino: «Il nuovo anno porterà grosse novità con l’apertura delle sezioni, come già avviene nel femminile. È necessario da parte di tutti il rispetto reciproco per permettere la civile convivenza e il miglioramento della qualità della vita».

Ai detenuti e alle detenute sono stati rivolti gli auguri anche dal direttore generale dell’ospedale Papa Giovanni XXIII Carlo Nicora, che ha sottolineato l’impegno dell’azienda ospedaliera a «prendersi cura delle fragilità che toccano sia chi vive l’esperienza della malattia che quella della detenzione» e dal direttore generale dell’Asl Mara Azzi che ha ribadito la vicinanza dell’azienda al fine di migliorare le condizioni di vita dei detenuti.

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