«25 aprile frutto di unione e integrità»
Oltre 3 mila persone in corteo a Bergamo

Libertà e Costituzione italiana: nel giorno del 64° anniversario della Liberazione l'eredità della Resistenza è richiamata nei comizi come base per guardare avanti. «Il 25 Aprile del 1945 la Resistenza ha consegnato agli italiani pace e democrazia, valori che costituiscono il fondamento della nostra società» ha detto il presidente di Anpi Bergamo, Salvo Parigi, di fronte ad una piazza gremita di gente.

Sono stati circa tremila infatti i bergamaschi che ieri hanno partecipato al corteo che ha sfilato da piazzale Marconi, lungo viale Papa Giovanni XXIII per approdare in piazza Vittorio Veneto dove le autorità locali hanno tenuto un comizio. Leader di centrosinistra e centrodestra erano fianco a fianco sul palco, sottolineando così la valenza di una festa di tutti, mettendo da parte «le polemiche su chi ha più diritto di essere qui rispetto ad altri» come ha detto il presidente della Provincia, Valerio Bettoni. Parlando di «un momento di pacificazione che non può essere però di parificazione, perché c'è una differenza profonda tra chi combatteva per la libertà e chi stava sui vagoni piombati che anche dall'Italia portavano persone ai campi di sterminio». Frase a cui è seguito un caloroso applauso. Senza dimenticare che «la borghesia bergamasca sarà anche stata conservatrice, ma è sempre stata antifascista» ha evidenziato Bettoni. Per poi ricordare il ruolo fondamentale di cattolici come Giuseppe Belotti e Cristoforo Pezzini nel cammino post Liberazione. Un sì alla condivisione della festa è arrivato anche dal sindaco Roberto Bruni a patto che «la storia del Novecento non anneghi nel mare dell'indistinzione», per questo «non si possono accogliere gli appelli alla parificazione, il che non significa non provare pietà e rispetto per ognuno dei caduti in quel tragico conflitto». Non è difficile comunque, secondo Bruni, scegliere quale delle due parti in lotta sessant'anni fa celebrare: «Noi stiamo con chi scelse di rifiutare la logica della dittatura, della guerra di aggressione e delle leggi razziali e prese, a rischio della propria vita, le armi in pugno contro gli eserciti che difendevano il Terzo Reich». E uno sforzo va fatto anche per contrastare quei «rigurgiti fascisti» che si sono verificati anche a Bergamo, in riferimento al corteo di Forza Nuova svoltosi lo scorso 28 febbraio. Una data che alcuni ragazzi fra i manifestanti hanno voluto ricordare su un cartellone dove campeggiava la scritta «Il 28-02 voi dov'eravate?». E a dare la risposta è stata Barbara Pezzini, preside della facoltà di Giurisprudenza dell'Università di Bergamo, portavoce del Comitato bergamasco per la difesa della Costituzione e parente del Cristoforo Pezzini citato da Bettoni, durante il suo intervento: «Dovremmo essere stati in piazza anche contro Forza Nuova», ma il modo migliore per rispondere a certe iniziative è «mantenere la memoria viva per evitare falsificazioni storiche».

Sul palco erano presenti anche il deputato del Pdl Gregorio Fontana, i parlamentari Antonio Misiani e Giovanni Sanga (Pd), Ezio Locatelli (Prc), Sergio Piffari (Idv), l'europarlamentare socialista Pia Locatelli, il coordinatore provinciale del Pdl Carlo Saffioti, il prefetto di Bergamo Camillo Andreana e i segretari provinciali di Cgil, Cisl e Uil, rispettivamente Luigi Bresciani, Ferdinando Piccinini e Marco Cicerone. Altre autorità locali hanno aderito alla manifestazione: sindaci e assessori di diversi comuni della Bergamasca, tra le prime file di un corteo dove sventolavano bandiere di diversi partiti, insieme a qualche tricolore e diversi stendardi dell'associazione nazionale partigiani d'Italia, fra cui quello dei Partigiani cristiani.

Assente il candidato sindaco Franco Tentorio, che ha partecipato invece alla messa al cimitero e alla deposizione delle corone di alloro alla Rocca in ricordo dei caduti. «Ho scelto di aderire a due iniziative istituzionali, mentre ho preferito non partecipare a quelle politiche» ha spiegato. Il comizio è stato preceduto dalla deposizione di corone d'alloro davanti alla Torre dei caduti e al monumento al Partigiano del Manzù, con qualche segno di commozione da parte di alcuni presenti, segno di una memoria ancora viva.

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