«Buona fede contrattuale»
Il giudice condanna la Tim

E' la classica storia: sottoscrivi un piano tariffario telefonico denominato "Unlimited" e poi arrivano bollette di migliaia di euro. In questo caso la storia ha avuto un felice epilogo per l'utente, un'azienda bergamasca che aveva un contratto «tutto incluso» con Tim-Telecom Italia: il giudice di pace di Bergamo ha annullato la richiesta di circa 2.500 euro che il gestore imputava a traffico wap, addebitandogli le spese legali di circa 1.500 euro.

La storia. Una piccola azienda di Grumello del Monte - fa l'Aduc, l'Associazione per i diritti degli utenti e dei consumatori, in un comunicato stampa - attiva il contratto Unlimited con Tim-Telecom Italia che prevede, in cambio di un pagamento mensile di 150 euro, una serie di servizi: voce, sms e traffico dati (per collegamenti a Internet) per un massimo di 6 Gb al mese.

Nulla nel contratto e' previsto sul traffico wap (un protocollo per collegarsi alla rete, ma di vecchia generazione). Invece, navigando inconsapevolmente l'utente incappa in un sito wap, generando addebiti pari a 2.500 euro, nelle fatture dell'aprile e giugno 2008. Non risolvendosi bonariamente la questione, nel settembre 2008 l'azienda, assistita dall'avvocato Pierantonio Paissoni, presenta un atto di citazione al giudice di pace di Bergamo, che emana la sentenza di condanna per il gestore telefonico, perche' non ha rispettato il principio di buona fede contrattuale. «Si tratta - sottolinea l'Aduc - di una buona dimostrazione su come, non abbassando la cresta e non assecondandosi alle presunte ragioni regolamentari dei gestori telefonici, si possa ottenere giustizia. E' proprio sulla difficolta' e il "fastidio" a rivolgersi alla giustizia quello su cui contano i gestori... ma questa volta hanno trovato un cosiddetto ossoduro. Auspichiamo che sia una rondine che faccia primavera».

La sentenza integrale e' leggibile a questo link: http://www.aduc.it/dyn/tlc/sentenzatelecomBergamo.pdf

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