Larus, sentenza ribaltata in appello
Truffa: condannati tre napoletani

«La sentenza di primo grado mi aveva lasciato incredulo: c’era stato un lavoro mastodontico da parte della Procura e dei carabinieri, e un’assoluzione mi sembrava impossibile. Ora la Corte d’appello di Brescia ha ribaltato quel verdetto»

«La sentenza di primo grado mi aveva lasciato incredulo: c’era stato un lavoro mastodontico da parte della Procura e dei carabinieri, e un’assoluzione mi sembrava impossibile. Ora la Corte d’appello di Brescia ha ribaltato quel verdetto».

Sono parole piene di soddisfazione queste di Roberto Maggi, imprenditore all’epoca dei fatti di cui si parla legale rappresentante della casa editrice Larus, nel frattempo fallita e inserita come ramo d’affitto d’azienda nella Roberto Maggi Srl: vittima di quella che per la Procura di Bergamo era stata una vera truffa nei confronti della sua casa editrice, un anno fa aveva visto assolvere in primo grado i sei imputati, tutti napoletani.

Uno di loro era stato prosciolto prima dell’inizio del processo, mentre per gli altri cinque la sentenza (emessa a giugno 2013 dal giudice Massimiliano Magliacani) era arrivata a fine dibattimento con formula piena perché il fatto non sussiste. Venerdì invece la Corte d’appello di Brescia ha condannato tre dei sette coinvolti: si tratta di un imprenditore napoletano, Luigi Guarracino, di 44 anni, principale protagonista della presunta truffa secondo gli inquirenti, e dei due fratelli napoletani Alessandro e Luigi Ascione, che avrebbero fornito al primo un magazzino (a San Donato Milanese) in cui nascondere i libri presi dalla Larus. Il primo è stato condannato a due anni di reclusione, gli altri a un anno ciascuno con pena sospesa in quanto incensurati.

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