L’imam di Zingonia: 100 viaggi
con 4 passaporti nei Paesi arabi

Secondo l’accusa sarebbero una conferma dei suoi legami con Al Qaeda, mentre per la difesa la prova della sua attività missionaria per l’Islam.

Fatto sta che, tra il 2005 e il 2010 in particolare, l’imam della moschea di Zingonia Hafiz Muhammad Zulkifal in cella a Bergamo con l’accusa di terrorismo internazionale si è recato per decine di volte nei Paesi arabi: in particolare nel suo Paese d’origine, il Pakistan, e in Arabia Saudita. Zulkifal è infatti in possesso di quattro passaporti, tutti zeppi di timbri, che testimoniano i suoi costanti viaggi. Ne ha fatti oltre cento.

Secondo la Procura di Cagliari l’imam avrebbe gestito una raccolta di fondi in Italia per finanziare attentati terroristici proprio in Pakistan. Il suo legale, Omar Massimo Hegazi, la pensa invece diversamente: «Per ciascuno di quei viaggi, così come per le varie transazioni economiche, il mio assistito sta ricostruendo motivazioni e spiegazioni - sottolinea il legale -: è tutto infatti spiegabile e giustificabile, anche grazie alle agende del signor Zulkifal. Lui si recava così spesso in Arabia e in Pakistan per la sua attività di missionario dell’islam».

Dunque l’imam si difende, sostenendo di non essere un terrorista, bensì un musulmano particolarmente ortodosso nella lettura del Corano: Invece gli inquirenti non hanno dubbi: dietro il volto del padre di famiglia, apprezzato dalla comunità pakistana e islamica di Zingonia, dov’è imam da sette anni, ci sarebbe invece un terrorista che avrebbe raccolto fondi per finanziare attentati come quello in cui, nel 2009 al mercato di Peshawar, provocò oltre cento morti, tra i quali anche numerosi bambini.

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