L’uccisione della cagnolina Gina
Atto intimidatorio nelle gare ippiche

La morte del Jack Russell Terrier, colpito con un forcone, infilato in un sacco e alla fine dato alle fiamme lo scorso 10 agosto, è stato un atto intimidatorio.

Ad agire sarebbero stati almeno in tre. E’ questa la conclusione delle indagini, affidate ai carabinieri di Riccione, del sostituto procuratore Luca Bertuzzi. Per la Procura di Rimini, che ha già inviato gli atti a quella di Bergamo per un prosieguo nelle indagini, dietro vi potrebbe essere un giro di doping legate alle competizioni ippiche. La cagnolina uccisa apparteneva ad un’amazzone milanese che ha sporto denuncia contro il suo fidanzato, un cavaliere bergamasco di 33 anni, entrambi a San Giovanni in Marignano per un concorso ippico internazionale.

Sospetti vi sarebbero anche sulla morte di un cavallo, della scuderia riconducibile alla coppia, deceduto durante una competizione. Secondo la ricostruzione della giovane il fidanzato - dopo un diverbio - aveva minacciato di uccidere Gina.

E stando alle indagini, il ragazzo si sarebbe anche vantato con un’altra persona di aver bastonato la cagnolina, chiusa in un sacco, e che poi l’animale sarebbe scappato via. Il 33enne nega infatti di aver ucciso Gina. Ma agli atti in Procura vi sono anche le immagini delle telecamere a circuito chiuso del resort dove alloggiavano i due. Nelle immagini si vede la cagnolina prelevata da due uomini e portata verso un campo.

Comparirebbe anche un terzo uomo che i carabinieri associano alla figura di un terzo complice. Al momento però, solo il fidanzato dell’amazzone è stato denunciato per maltrattamento e morte, con l’aggravante della crudeltà dell’animale e per lui la Procura ha intenzione di chiedere il rinvio a giudizio.

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