«Mi viene voglia di usare la calibro 38»
L’avvocato di Bossetti scatena la polemica

«Che pattumiera, che disinformazione. Pennivendoli, come dice qualcuno. Si parla del nulla dando voce ad emeriti ignoranti (purtroppo per loro ignorano) nonostante qualcuno affermi di aver letto le 60 mila pagine. Disinformazione all’ennesima potenza. Mi viene voglia di usare la calibro 38». Parole pesantissime, quelle che l’avvocato difensore di Massimo Bossetti, Claudio Salvagni, scrive sulla sua pagina Facebook.

Parole rivolte contro il direttore del settimanale Giallo Andrea Biavardi, la criminologa Roberta Bruzzone, Alessandro dell’Orto di Libero e Giovanni Terzi de Il Giornale. «Che cosa vuol dire, infatti, invocare la calibro 38? Forse l’avvocato Salvagni vuole spararci per farci tacere? La P38, tra l’altro, è diventata tristemente nota negli anni ’70 come l’arma dei terroristi. È proprio con la P38 che furono gambizzati giornalisti e dirigenti aziendali», scrive il direttore di Giallo che ha dato notizia delle minacce sul numero in edicola questa settimana. E continua: «Questo uso delle parole, che viene da un legale, è un vero incitamento all’odio e alla violenza: se qualcuno lo prendesse sul serio? Ecco perché abbiamo deciso di querelare l’avvocato Claudio Salvagni e contemporaneamente di presentare un esposto all’ordine degli Avvocati».

A far infuriare il legale, la puntata condotta da Salvo Sottile in cui si parla della lettera indirizzata da Bossetti a un suo amico. «Come direttore di Giallo ho citato le numerose contraddizioni in cui è caduto il muratore nel corso degli interrogatori, tutte documentate nei corposi faldoni dell’inchiesta, in tutto 60, per un totale di quasi 60 mila pagine. Siamo in possesso, naturalmente, di questo materiale, diventato disponibile da quando è stata chiusa l’indagine e avviato il processo, che riprenderà l’11 settembre prossimo. Leggerle è stato un lavoro lungo e complesso, ma e lo imponeva il dovere di cronisti. Come si può parlare di un caso di cronaca così importante senza “conoscere le carte”? È qui che si parla delle analisi sul Dna, del furgone di Bossetti che viene visto passare dalle parti della palestra, della compatibilità delle fibre del furgone e di una coperta con quelle ritrovate sul corpo della povera Yara. Tanto che sulla base di queste carte per ben otto volte i giudici hanno respinto la richiesta di scarcerazione di Bossetti. Ebbene, secondo la difesa di Bossetti pubblicare e citare queste carte è fare disinformazione, da zittire con una calibro 38» conclude Andrea Biavardi.

E Salvagni ribatte via Fb: «Una provocazione espressa sulla mia pagina personale ripresa da organi di (dis)informazione. La si vuole buttare in cacciare (caciara, ndr)... qualcuno comincia ad accorgersi che gli argomenti sono finiti... Facciamo parlare gli scienziati, quelli veri... ancora un po’ di pazienza. Per il resto, grazie della pubblicità... che si sappia l’avv. Salvagni per i suoi assistiti non risparmia certo energie».

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