Morti sul lavoro: Lombardia e Bergamo
tra le realtà meno rischiose del Paese

«È un bilancio drammatico che non si vorrebbe e non si dovrebbe raccontare in un paese civile. Eppure anche quest’anno le vittime sul lavoro sono state tante. Troppe. Da gennaio a novembre nella nostra Penisola si contano 919 vittime: di cui 684 decedute sul luogo di lavoro e 235 in itinere»

Così Mauro Rossato, presidente dell’Osservatorio Sicurezza sul Lavoro Vega Engineering di Mestre, la più recente indagine elaborata dagli esperti dell’Osservatorio sulla base di dati Inail.

Un bollettino di guerra che narra un dolore collettivo e una piaga sociale. A cominciare dalla Lombardia, prima nella graduatoria nazionale per numero di decessi sul luogo di lavoro (80); seguita dall’Emilia Romagna (68), dalla Puglia (65), da Piemonte e Sicilia (60) e dal Veneto (55). Dati sconcertanti per tutto il Paese con un decremento della mortalità rispetto al 2013 (pari al 3,9%) e che, come sottolinea Rossato, «non sembra essere significativo per un’inversione di tendenza».

Nonostante il numero assoluto cospicuo di eventi luttuosi, la Lombardia rappresenta una delle realtà migliori se si tiene conto dell’incidenza degli eventi sul numero complessivo dei lavoratori: siamo la migliore regione con un indice degli eventi su milioni di lavoratori, pari a 18,6 (il peggiore è quello della Basilicata, con 88,9).

A livello provinciale, nei primi 11 mesi del 2014 Bergamo ha dovuto registrare 7 casi di incidenti mortali sul lavoro: con un indice evento su milione di lavoratori, del 15,1, che ci colloca in un apprezzabile 97° posto di rischio tra le 110 province d’Italia.

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