Omicidio di Capodanno a Trescore
Il marocchino colpito da 40 coltellate

Hassan Mahsouri, il marocchino ucciso a Capodanno in un albergo di Trescore, è stato colpito da 40 coltellate e una gli ha reciso la giugulare. È l’esito dell’autopsia sul corpo del 30enne effettuata lunedì 5 gennaio al Papa Giovanni XXIII di Bergamo dall’anatomopatologa Yao Chen dell’università di Pavia.

Le ferite sono compatibili con il coltello ritrovato sul luogo del delitto. Sempre lunedì 5 non è stata in grado di rispondere alle domande Rahma El Mazouzi, la donna marocchina di 36 anni che era con Hassan in camera e che è fermata per l’omicidio del connazionale .

La donna, in carcere in via Gleno, è sotto choc e si è quindi deciso di rimandare l’interrogatorio confermando il fermo per omicidio volontario aggravato e la custodia nella casa circondariale.

Resta da chiarire quindi l’ora esatta della morte: l’allarme è stato lanciato dalla stessa Rahma l’1° gennaio alle 17,30, quando è scesa nella hall dell’albergo la Torre di Trescore, dove i due erano entrati la notte di San Silvestro, tutta insanguinata urlando «è morto, è morto». In tarda mattinata la donna delle pulizie era entrata nella stanza 128 e li aveva trovati svegli, poi lo stesso titolare dell’albergo, Michele Pavesi, alle 17 era salito per chiedere se avessero intenzione di prolungare la loro permanenza (avrebbero dovuto lasciare la stanza a mezzogiorno) ma li aveva trovati sotto le coperte e non aveva ottenuto risposta.

Il delitto, quindi, si presume sia stato consumato tra le 17 e le 17,30. Hassan è stato ucciso con numerose coltellate all’addome e anche Rahma è rimasta ferita a una mano, un taglio che si è procurata probabilmente mentre lo colpiva. La donna, sentita dai carabinieri , aveva confessato di averlo ucciso perché lui si era rifiutato di sposarla, infrangendo la promessa che le aveva fatto.

Era in forte stato di choc ed era stata ricoverata all’ospedale di Alzano in Psichiatria. Lì, il giorno dopo, era stata interrogata dal pm Fabio Pelosi alla presenza del suo avvocato, Antonella Rosso di San Secondo, e aveva solo confessato l’omicidio senza fornire altre spiegazioni. In serata era stata trasferita nel carcere di via Gleno.

Intanto chiedono giustizia i familiari di Hassan. Il giovane avrebbe dovuto compiere 31 anni il 2 aprile. Era affetto da distrofia muscolare di Becker e da un paio di anni era sulla sedia a rotelle. Era divorziato, padre di un figlio di 4 anni, che vive in Marocco con la mamma. Quest’ultima non è ancora stata informata della tragedia. «Non abbiamo il suo numero di telefono – dicono i familiari del defunto – perché l’aveva memorizzato Hassan sul cellulare e noi non siamo ancora tornati in possesso del suo telefono». La comunità marocchina si è stretta intorno alla famiglia e sta raccogliendo i fondi – 3.500 euro – per l’espatrio della salma in Marocco.

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