Operativa tra sei mesi la Fondazione nata per supportare la ricerca indipendente

Progettata a Bergamo un anno fa, e avviata dall’Associazione italiana di oncologia medica, sarà operativa tra sei mesi la Fondazione promossa per condurre ricerche indipendenti, rispetto alle aziende farmaceutiche, in ambienti diversificati, e in particolare in quello oncologico. L’annuncio è stato dato dal presidente, l’oncologo Roberto Labianca, in un congresso ad Atlanta.Organizzarsi e autofinanziarsi è difatti l’obiettivo della Fondazione avviata dall’Associazione Italiana di Oncologia medica (AIOM), nata lo scorso anno e che nell’arco di sei mesi prevede di poter entrare nella fase operativa del progetto.«La Fondazione – ha affermato il presidente Labianca (nella foto), direttore dell’Oncologia medica degli Ospedali Riuniti di Bergamo, a margine del congresso della Società americana di oncologia medica (ASCO) in corso ad Atlanta - è stata costituita per supportare ricerca indipendente, basata su studi clinici condotti direttamente al letto del paziente. E gli studi che la fondazione intende promuovere sono finanziati con fondi pubblici, o provenienti da associazioni di pazienti, dagli stessi oncologi e anche da aziende farmaceutiche. La caratteristica comune è che devono essere ideati in ospedale».Esempi di ricerche di questo tipo - ha detto ancora Labianca - in Italia ci sono stati, come lo studio sulla terapia adiuvante del tumore del seno sostenuto nel 1976 dalle istituzioni pubbliche e la terapia adiuvante tumore colon.Il problema - ha osservato - è che fare questi studi costa sempre di più ed è difficile affrontarli anche per il lungo iter burocratico previsto dalle legislazioni italiana ed europea. Ma vale la pena di condurli, considerando che riguardano questioni davvero vicine alle esigenze e alle richieste dei pazienti, come quelle relative a qualità della vita, prevenzione, aspetti psicologici, comunicazione.«I pazienti - ha osservato Labianca - richiedono studi che vadano incontro ai loro bisogni globali. Per questo motivo le ricerche promosse dalla Fondazione non sono alternative a quelle finanziate dalle aziende farmaceutiche, ma rivolte ad ambiti diversi».(06/06/2006)

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