Parla il compagno del viado brasiliano:
«Morto per un incidente». Oggi autopsia

«Non è vero che fra me e Barbara c’era stato un litigio. Avevamo trascorso sul fiume una mattinata in allegria conclusasi con una grigliata. Poi io, intorno alle 14, sono andato in tenda a dormire e da allora non l’ho più vista in vita ».

P. V., 48 anni, muratore disoccupato di Caravaggio, racconta la sua verità sui momenti precedenti la scomparsa del suo convivente, Carlos Lima Silva, 30 anni, transessuale brasiliano noto nell’ambiente con il nome di «Barbara» o «Barbarella».

Il trentenne è stato trovato cadavere lunedì, a Brembate, nelle acque del Brembo, venticinque giorni dopo la sua scomparsa, denunciata il 3 luglio dallo stesso P. V.. I due avevano convissuto a casa dei genitori del caravaggino, in un condominio in via Pancera. Dopodiché, a giugno, si erano trasferiti a Osio Sotto, sulle sponde del Brembo, dove trascorrevano la giornata insieme.

Di notte, invece, il transessuale si prostituiva a Zingonia. Sulla sua morte la Procura ha aperto un fascicolo di inchiesta con l’ipotesi di reato di omicidio contro ignoti. Per capire quale piega prenderà l’inchiesta, fondamentali saranno i risultati dell’autopsia, prevista per stamattina, giovedì 30 luglio, a cui sarà sottoposto il cadavere del brasiliano che, a una prima ispezione esterna, non presentava segni di morte violenta come ferite da taglio e di armi da fuoco. P. V., che si dice «distrutto» per la morte del suo compagno con cui conviveva da due anni, è convinto che quanto accaduto sia dovuto a un tragico incidente.

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