Poste, inizia la mobilitazione a Bergamo
Martedì primo presidio in via Locatelli

La protesta contro i tagli e la cronica carenza di organico. Anche Bergamo inizia i suoi sit-in, partendo da via Locatelli.

Nella vertenza aperta contro Poste Italiane anche l’ultimo incontro tra le parti, quello del 25 febbraio, è stato infruttuoso: «Nessuna seria proposta è arrivata dall’azienda» dicono le diverse sigle sindacali sedute al tavolo.

Al centro della discussione c’erano la mancanza di personale e il taglio dei presidi in tutta la Lombardia, con 61 chiusure e 121 «razionalizzazioni», cioè riduzioni di orario e di giorni di apertura.

È arrivata, dunque, l’ora della una protesta che a Bergamo inizia formalmente martedì 17 marzo coi lavoratori che si riuniranno in un presidio dalle ore 10 alle 13 davanti gli uffici postali di via Locatelli, in centro città. In provincia di Bergamo Poste Italiane ha intenzione di chiudere 5 uffici: le piccole sedi di Botta di Sedrina, Petosino, Ponte Giurino, Valsecca e Grignano. Sono, poi, previste riduzioni delle aperture nei presidi di Barbata, Pumenengo, Torre Pallavicina, Gorno e Roncola (che resteranno aperti 3 giorni alla settimana, invece di 6) e Averara e Moio de’ Calvi (2 giorni di apertura invece di 3). Oggi in tutta la provincia sono attivi circa 250 uffici.

«L’azienda ha dichiarato che i provvedimenti sono motivati dalla scarsa operatività, affermando anche che gli uffici interessati effettuano una media giornaliera di circa 20/30 operazioni - si legge in una nota sindacale unitaria regionale -. Abbiamo fortemente contestato questa affermazione. L’azienda nega i dati reali ed appare chiaro che i vertici non conoscono le effettive condizioni di operatività negli uffici e le innumerevoli difficoltà e i disagi dei dipendenti (strumenti e sistemi informatici inadeguati; locali non idonei agli standard di sicurezza; incoerenza tra l’operatività quotidiana richiesta ed i contenuti del Manuale della Sicurezza; Direttori costretti ad attività di sportello per mancanza di personale; pressioni su Obiettivi, Ferie, Distacchi, piani formativi inadeguati alle reali necessità con modalità di fruizione e convocazione non conformi ecc.). Nel frattempo sono aumentate in modo spropositato i licenziamenti, le sospensioni dal servizio per errori indotti da urgenza, disorganizzazione, ambiguità delle disposizioni e deficit formativi. Una politica così spinta per il risparmio sui costi attuata con tagli sul personale e sugli adeguamenti strutturali, strumentali e formativi (invece di intervenire su altre diseconomie) ha portato alla perdita di qualità in tutti i servizi, alle chiusure di uffici e all’abbandono del territorio nei piccoli comuni già disagiati per la carenza di servizi ed infrastrutture. Tutto questo non è accettabile da un’azienda a totale capitale pubblico e che da undici anni produce consistenti utili di bilancio».

Dopo la rottura del tavolo di trattativa, dunque, i sindacati (con l’eccezione della UIL che non ha aderito alla vertenza) hanno deciso di effettuare in tutte le province della Lombardia dei presidi, con sit-in davanti alle Filiali Provinciali di Poste, a cui sono invitati a partecipare i cittadini, sindaci, pensionati, parlamentari e associazioni interessate.

© RIPRODUZIONE RISERVATA