Processo Bossetti, 6 giudici popolari
Saranno scelti tra 5 mila cittadini

Venerdì 3 luglio, come disposto dal giudice dell’udienza preliminare Ciro Iacomino, inizierà il processo a carico di Massimo Bossetti, accusato dell’omicidio di Yara.

Il muratore di Mapello sarà giudicato dalla Corte d’Assise, competente sui delitti per i quali la legge stabilisce la pena dell’ergastolo o della reclusione non inferiore nel massimo a ventiquattro anni. Questo significa che a stabilire il verdetto di colpevolezza o di assoluzione nei confronti dell’imputato, al termine di un processo pubblico, non saranno solo magistrati togati, bensì anche giudici popolari, scelti a sorte da un apposito elenco di cittadini aventi titolo, come previsto dalla legge. Un dato non di poco conto, considerato anche il clamore mediatico suscitato dalla vicenda di Yara in provincia di Bergamo, così come in tutta Italia.

La Corte d’Assise è infatti composta da due magistrati (il presidente e il giudice a latere) e sei cittadini, nella veste di giudici popolari (più due supplenti). Ciascun membro (togato o laico) partecipa a parità di voto.

Ma come si scelgono i giudici popolari? Chi vuole entrare a far parte delle liste deve presentare richiesta al sindaco del Comune in cui risiede (ma si può essere iscritti anche d’ufficio). I requisiti: cittadinanza italiana, godimento dei diritti civili e politici, buona condotta morale (niente condanne o carichi penali pendenti), età non inferiore ai 30 e non superiore ai 65 anni, licenza media.

Non possono fare il giudice popolare i magistrati, i funzionari che operano nel settore della giustizia, gli appartenenti alle forze armate e alla polizia e i membri di culto e religiosi di ogni ordine e congregazione.

Ogni due anni i sindaci (nel caso della provincia di Bergamo i Comuni sono 242) sono obbligati con manifesti pubblici a invitare coloro che sono in possesso dei requisiti e non sono già iscritti negli albi dei giudici popolari a chiedere di essere aggiunti. Quindi, tramite un’apposita commissione comunale, le amministrazioni formano gli elenchi e verificano il possesso dei requisiti dei richiedenti, poi trasmettono il tutto al Tribunale. Nel caso di Bergamo, l’elenco comprende allo stato circa 5 mila nominativi. La cancelleria del dibattimento penale provvede periodicamente all’aggiornamento degli elenchi, cancellando chi ha perso i diritti e inserendo i nuovi nominativi.

Successivamente, in pubblica udienza, si procede all’estrazione per sorteggio da un’urna contenente tanti numeri quanti sono i nominativi compresi negli albi definitivi, fino al raggiungimento del numero dei giudici popolari prescritto. Il nominativo corrispondente al numero sorteggiato va a formare la lista generale rispettivamente degli uomini e delle donne. Nel caso di Bergamo si arriva a stilare un elenco di 210 uomini e 210 donne, in totale 420 cittadini. Si forma così un’urna che ha la validità di due anni.

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