Recuperate reti abusive nel Sebino
Restano i rischi per i sommozzatori

Ne sono state recuperate due sabato, al largo del Corno tra Tavernola e Predore, da due squadre di sei sommozzatori dell’associazione North Central Divers (Ncd) di Gorle, in collaborazione con la Polizia provinciale di Bergamo e la Guardia Costiera ausiliaria del Sebino.

Si tratta di due reti abusive in maglia di nylon da circa mezzo centimetro, una lunga circa 100 metri per un’altezza di un metro e mezzo, l’altra circa 50/60, che «galleggiavano» a 50 e a 27 metri di profondità. Erano ancorate sul fondale con dei sassi. Nelle maglie c’erano pesci ormai in putrefazione, la fine che avrebbe fatto un bellissimo esemplare di salmerino recuperato ancora vivo. Ma non è purtroppo finita: «Attenzione a chi si immerge davanti alla caserma dei carabinieri di Tavernola - lancia l’allarme Redento Raimondo del Ndc -: ci sono ancora alcune reti, meno lunghe di quelle recuperate sabato, ma comunque sempre potenzialmente un pericolo».

Sono passati quasi 11 mesi dal 3 gennaio quando a Tavernola, impigliato in una rete da pesca abusiva, morì Lorenzo Canini, 39 anni, sommozzatore di Ponteranica originario di Villa d’Ogna. Quella tragedia rischia di non rimanere un fatto isolato. La conferma arriva, oltre che dai sub della Ncd, anche da quelli della Mediterraneo Associazione Subacquea di Dalmine. I loro appassionati puntualmente trovano reti abusive e ogni volta rischiano di restarvi impigliati: quando succede, tagliano tutto quel che riescono a tagliare e lo riportano a riva. E il punto più pericoloso è davanti al Corno di Predore, a poche centinaia di metri da dove è morto Canini. «Purtroppo da gennaio a oggi - spiega Renato Preda, presidente del North Central Divers - non è cambiato nulla: c’è chi, evidentemente, non rispetta le regole».

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