Redona, la scuola è quasi nuova
ma è tutta una crepa da anni - Video

«Quest’anno fortunatamente niente Beirut...» aveva scritto un genitore a settembre, qualche giorno prima dell’inizio della scuola. Beirut era la materna Munari in via Dell’Agro, nel quartiere di Redona. Costruita quattordici anni fa e costata 1,4 milioni, da tempo perde i pezzi.

L’esterno dell’edificio è tutto una crepa: fessurazioni grosse, piccole, che fanno i ghirigori anche agli angoli delle finestre, tutte messe in sicurezza e puntellate. C’è pure un grosso palo in legno nel bel mezzo di una portafinestra, che dà sul retro dell’edificio, da cui nessuno (tanto meno i bambini) l’anno scorso poteva uscire per non correre rischi. «Sono qui da una decina di anni e la scuola è sempre stata in queste condizioni. Le crepe si sono formate praticamente subito» racconta la vicepreside Filomena D’Addone che quest’anno ha potuto tirare un sospiro di sollievo.

Ora l’edificio è chiuso, i piccoli alunni sono stati trasferiti nella vecchia scuola dell’infanzia, a pochi passi di distanza, che è stata sistemata quest’estate per ospitarvi i bambini e consentire così i lavori. «L’intervento l’abbiamo appena assegnato tramite gara a una ditta di Modena – spiega l’assessore ai Lavori pubblici Marco Brembilla –, è l’unica opera del Pop 2015 andata in appalto, il che la dice lunga...». «Per noi è una priorità assoluta, quando mi sono insediata è stata la prima cosa messa in agenda – aggiunge la collega all’Istruzione Loredana Poli –. La situazione è apparsa subito grave e si è deciso di intervenire». Anche se secondo le perizie «non c’è pericolo strutturale» chiosa l’assessore Poli. Niente pericolo di crolli quindi, in condizioni normali. «Ma se dovesse esserci una scossa di terremoto? – si chiede Brembilla –. Per quanto ci riguarda non volevamo correre rischi».

L’edificio è stato costruito non a regola d’arte come accertato nel corso degli anni da diversi professionisti. «Alle pareti esterne manca un solido appoggio, i tavolati poggiano male» rileva l’assessore ai Lavori pubblici. Aggiungiamoci poi i gravi problemi di umidità, che dal terreno risale nei muri perimetrali. Le famiglie in questi anni hanno, a più riprese, segnalato le cattive condizioni della scuola. «La materna Munari non dà propriamente la sensazione di un edificio sicuro, nel quale mandare i propri figli tutti i giorni. Piuttosto offre la sensazione di uno stabile poco sicuro e instabile» scriveva nel 2011 un genitore al nostro giornale, dicendo di aver inviato una mail al Comune, alla Provincia e al comando provinciale dei vigili del fuoco. Già nel 2004, a soli due anni di distanza dall’apertura della scuola, l’allora preside dell’Istituto comprensivo Petteni, Livio Bolognini, si diceva preoccupato per lo stato dell’edificio, chiedeva l’intervento dell’amministrazione comunale, minacciando di ricorrere al prefetto se non si fosse intervenuti. «In questi anni sono stati fatti diversi sopralluoghi da parte dei vigili del fuoco e alle famiglie che ci chiedevano informazioni mostravamo i risultati delle perizie per tranquillizzarli» spiega la vicepreside che indica le grosse crepe nella palestrina, desolatamente vuota. A terra ci sono un po’ di calcinacci. «È capitato spesso di doverli raccogliere» racconta.

Ora finalmente si interverrà. Per il Comune si tratta di un investimento di 800 mila euro, tra sistemazione della vecchia scuola (controsoffitti, pavimenti e bagni) e i lavori alla Munari. Una cifra consistente considerato le difficoltà dei bilanci comunali. «Avremmo voluto rivalerci sulla ditta che ha costruito la scuola, ma è fallita e poi sono passati dieci anni» dicono gli assessori. L’intervento si articolerà in due fasi: nella prima la ristrutturazione si concentrerà sulle aule, in modo da mantenere in funzione la mensa; nella seconda toccherà agli spazi della mensa con un servizio di catering a garantire i pasti scolastici. «Abbiamo previsto sei mesi di lavori – prosegue Brembilla –, gli alunni rientreranno però dal prossimo anno scolastico». E conclude la Poli: «L’ex scuola, che in questi mesi ha ospitato i bambini, potrà invece tornare al quartiere».

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