«Riaprire la casa da gioco, per il turismo»
San Pellegrino Terme bussa al ministero

Il sindaco di San Pellegrino Terme, Vittorio Milesi, ha inviato al ministro dell’Interno l’istanza per la riapertura della casa da gioco. La richiesta è partita il 30 dicembre ed è stata sottoscritta anche dal sindaco di Taormina (Messina), altro Comune dove si sta tentando di aprire un casinò.

Nel documento inviato al ministro Alfano, il sindaco bergamasco evidenzia che il Comune di San Pellegrino Terme «ha storicamente avuto preminente vocazione ad economia turistica» con «positivo riflesso» sullo sviluppo «dell’intera Valle Brembana». Ma dagli anni 2003/2004, evidenzia Milesi, San Pellegrino e la valle «vivono una situazione di vera e propria emergenza sociale in conseguenza delle ricadute prodotte dalla chiusura sul territorio di numerose attività industriali» con «devastanti ricadute sul piano occupazionale». Per far fronte alla situazione, dal 2007 Comune, Regione, Provincia e Gruppo Percassi hanno sottoscritto un accordo di programma per la riqualificazione delle strutture termali e rilanciare turismo, formazione e sviluppo occupazionale. «La grave crisi economica in atto a livello mondiale – spiega però il sindaco nel documento – ha rallentato l’attuazione di quanto previsto nell’accordo di programma» e ha reso indispensabile ulteriori azioni «in grado di sostenere e rafforzare tutto il programma definito, che prevede investimenti complessivi pre 201 milioni di euro (143 dei quali a carico del soggetto privato).

Nell’istanza il sindaco evidenzia anche che San Pellegrino Terme, «per oltre dieci anni sede di casinò (1907/1017), chiede da svariati anni la riapertura della casa da gioco come elemento fondamentale per rafforzare la prospettiva dello sviluppo turistico e per consentire il restauro del complesso monumentale del Grand Hotel che insieme allo stesso casinò costituisce tra le migliori testimonianze dello stile liberty a livello mondiale».

Il documento si sofferma poi anche sugli aspetti legali, in particolare sul divieto penale riguardante le case da gioco, che di fatto è stato ormai «tacitamente abrogato» anche in considerazione del fatto che l’Aams ha rilasciato «innumerevoli concessioni per l’esercizio a distanza degli stessi giochi in ambienti denominati, sulla pubblica via, “Casinò”, senza alcuna forma di sanzione».

Da qui la richiesta di aprire la casa da gioco «come infrastruttura indispensabile per lo sviluppo turistico e occupazionale».

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