Riforma Sanità, Maroni: gli ospedali
saranno aziende socio-sanitarie territoriali

«Abbiamo raggiunto un accordo soddisfacente, sono convinto che alla fine quella della Sanità sarà una riforma condivisa». Così il governatore della Lombardia, Roberto Maroni.

«Resta qualche piccolo dettaglio da scrivere - ha spiegato Maroni incontrando i giornalisti in Consiglio Regionale - ma sono fiducioso che entro mercoledì sera si possa concludere l’iter con l’approvazione della riforma del sistema socio sanitario. Un lavoro lungo, costante e quotidiano, con i partiti di opposizione e con quelli di maggioranza. Abbiamo discusso, ovviamente, c’erano opinioni diverse come è giusto che sia quando vai ad intervenire su un argomento così delicato quale l’organizzazione sanitaria sul territorio».

«Il tema fondamentale della riforma è che le aziende ospedaliere si trasformano in strutture che si occupano anche del territorio, per cui diventeranno aziende socio-sanitarie territoriali concretizzando il principio base della riforma che è passare dal curare il malato a prendersi cura del malato, questo è il cuore della riforma: le aziende socio sanitarie territoriali sono un’evoluzione delle aziende ospedaliere e avranno più competenze, e dunque anche più risorse, per gestire l’integrazione con il territorio».

«Questo - ha concluso Maroni - è il vero contenuto della riforma, una vera innovazione del sistema che mette la Lombardia ancora una volta all’avanguardia».

E l’ospedale Papa Giovanni di Bergamo? Dopo l’appello dei capi dipartimento dell’Azienda ospedaliera che hanno detto «no alla trasformazione del Papa Giovanni in Asst» sulla stessa lunghezza d’onda è intervenuto il sindaco Gori (nell’allegato).

Sull’argomento interviene con una lettera l’on. Elena Carnevali (Commissione Affari Sociali Camera dei deputati): «Si potrebbe cavalcare il fatto che anche rappresentanti della Lega, il cui massimo esponente è il presidente della Regione Lombardia , non concordano sulla scelta compiuta all’ultimo miglio di escludere l’azienda ospedaliera Papa Giovanni XXIII dalle aziende a cui viene salvaguardato il rilievo nazionale ad alta specialità. Ma non lo farò».

«Ci interessa invece raggiungere l’obbiettivo e far cambiare opinione e strada alla maggioranza del consiglio regionale, cogliendo così l’appello dei Capi Dipartimento, di molti rappresentanti politici di opposizione, istituzionali , sindacali , della sanità e di coloro che credono sia ancora possibile un ripensamento motivandolo con forza e ragione».

«La preoccupazione di garantire qualità ed accesso alle cure di territori in parte dimenticati (valle Brembana docet) negli ultimi anni - dice la Carnevali - può e deve trovare la più congrua soluzione nelle rete territoriale. Mantenere la rilevanza nazionale di alta specializzazione all’azienda ospedaliera è un vantaggio a beneficio dell’intera comunità innanzitutto bergamasca ma con riflessi di competitività, innovazione, e risultati eccellenti che va ben i confini nazionali».

«Rimane un mistero questo cambio repentino per Bergamo e Brescia, Aziende ospedaliere che possono competere con orgoglio con gli altri ospedali lombardi dello stessa rilevanza. L’ obbligatoria strada dell’integrazione socio-sanitaria e la continuità assistenziale si costruisce a partire dai Percorsi diagnostici e terapeutici assistenziali fino alla costruzione delle rete territoriale, ma lasciamo all’Azienda Ospedaliera di Bergamo la possibilità di continuare la sua attività di alta specialistica e ricerca senza aggiungere ciò che con una certa banalizzazione è stato definito un altro “ ramo d’azienda”».

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