Riuniti, domata l’aritmia congenita

Un trentenne affetto da una malattia congenita del cuore, già più volte operato, in lista d’attesa per un trapianto dall’aprile del 2006, è stato sottoposto ad un delicato intervento elettrofisiologia, condotto, con l’utilizzo di un innovativo elettrocatetere, dall’èquipe degli elettrofisiologi dott. Francesco Cantù e Paolo De Filippo, degli Ospedali Riuniti di Bergamo. L’intervento, che sembrava fino a pochi mesi prima impossibile, è stato portato a termine con la collaborazione della dott.ssa Adele Borghi, responsabile del Centro per la diagnosi ed il trattamento delle cardiopatie congenite e sotto la guida del direttore dell’unità di cardiologia, dott. Antonello Gavazzi.

«Si tratta di un risultato importantissimo – ha sottolineato il dott. Marco Salmoiraghi, direttore sanitario degli Ospedali Riuniti di Bergamo - al centro delle cure di medici e infermieri per molti mesi, che conferma la lunga tradizione di eccellenza del nostro ospedale nella diagnosi e cura delle cardiopatie congenite. Gli specialisti del cuore del nostro ospedale sono giunti a questo risultato dopo essersi confrontati a fondo sul caso che, per la complessità della patologia e dell’anatomia cardiaca, era destinato ad un’unica soluzione percorribile: il trapianto cardiaco urgente. L’equipe di aritmologi, con il consulto di tutte gli specialisti coinvolti, ha deciso di sperimentare un nuovo intervento di elettrofisiologia, rivelatosi in grado di risolvere definitivamente le aritmie, che stavano mettendo a repentaglio la vita del nostro paziente, dimostrando concretamente il valore del binomio Medicina e Tecnologia».
L’intervento è stato eseguito l’8 novembre 2006, ma il paziente è stato al centro delle cure del dipartimento cardiovascolare degli Ospedali Riuniti, diretto dal dott. Paolo Ferrazzi dall’infanzia.

«Il paziente - spiega il dott. Gavazzi - è stato seguito con grande scrupolosità e con la massima collaborazione da èquipe con competenze diverse, a cominciare dalla cardiologia che ha diagnosticato la patologia e predisposto tutte le terapie. Si trattava, infatti, di un caso molto delicato: affetto da una malattia congenita, il paziente era stato sottoposto all’età di 5 anni ad un intervento di Fontan che gli ha permesso una vita normale fino all’età di 23 anni; negli ultimi anni la comparsa di aritmie sopraventricolari non controllabili con i farmaci ha notevolmente peggiorato la situazione clinica, precipitata all’inizio del 2006, con l’aggravarsi dei sintomi e di ripetuti episodi di aritmia associati a sincope che stavano mettendo a serio repentaglio la vita del paziente. L’unica soluzione terapeutica era il trapianto di cuore urgente, sebbene ad alto rischio per la complessità anatomica, ma l’abilità degli elettrofisiologi ha offerto una nuova prospettiva».  
«Le aritmie - spiega l’elettrofisiologo dott. Francesco Cantù, responsabile dell’attività di elettrofisiologia dell’ospedale di Bergamo - stavano minacciando la vita del nostro paziente. Il cuore era sfiancato e non c’era tempo da perdere. Abbiamo deciso di ricoverarlo per tentare di eliminare il rischio di aritmie maligne con un intervento combinato di elettrofisiologia ed elettrostimolazione. Attraverso una piccola incisione, l’intervento si propone di eliminare la connessione elettrica fra atrii e ventricoli e di garantire un adeguato ritmo cardiaco mediante il posizionamento di un pace-maker definitivo. Questa soluzione, denominata ‘ablate and pace’, non era mai stata sperimentata prima di allora in questo tipo di pazienti perché il sito della stimolazione, il lato destro del cuore, è assente per difetto congenito. Ma, grazie all’ultimo ritrovato della tecnologia, un nuovo elettrocatetere per la stimolazione del lato sinistro del cuore, siamo riusciti ad intervenire e dopo 9 ore di sala operatoria, con il paziente affidato alle cure degli anestesisti dell’èquipe diretta dal dott. Luca Lorini, abbiamo portato a termine con successo l’operazione. Siamo riusciti a posizionare il pacemaker in grado di erogare la stimolazione necessaria dal lato sinistro: una prima assoluta».

A meno di 3 mesi di distanza dall’intervento, il giovane sta bene, conduce una vita normale e, in seguito ad una decisione collegiale degli specialisti dott.ssa Borghi, responsabile del Centro per la diagnosi ed il trattamento delle cardiopatie congenite, del cardiochirurgo dott. Giancarlo Crupi e del responsabile del centro trapianti di cuore, dott. Amando Gamba, è stato sospeso dalla lista d’attesa per un trapianto di cuore. Il successo ottenuto rappresenta una nuova speranza per i pazienti affetti da cardiopatie congenite complesse ed operati con tecnica di Fontan. Soddisfazione per il risultato ottenuto è stata espressa anche dal dott. Carlo Bonometti, direttore generale degli Ospedali Riuniti di Bergamo. (07/02/2007)

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