«Sarnico e Paratico, basta cemento»
Sul lago scatta il sit in di Legambiente

Domenica 20 settembre i volontari di Legambiente in barca da una sponda all’altra del lago: appuntamento alle 10 sul ponte. «No alla cementificazione selvaggia sulle verdi rive del fiume Oglio».

«Le verdi rive del fiume Oglio, sulle sponde di Paratico e di Sarnico, sul lago d’Iseo, saranno invase da nuovo cemento – si legge in un comunicato stampa diffuso da Legambiente Basso Sebino –. A Paratico da un centro commerciale, da nuove abitazioni e da un albergo, per mezzo di un piano di recupero che si traduce in nuove caotiche costruzioni. A Sarnico da 6 nuove ville che interessano l’area verde delle Burmas».

«Nonostante a Paratico ci siano oltre 300 alloggi sfitti e a Sarnico almeno 400 – prosegue l’associazione – si continua con la cieca volontà di consumare suolo e di edificare nuove costruzioni che il mercato immobiliare rifiuta ma che la speculazione urbanistica pretende e a cui le amministrazioni comunali non hanno saputo dire di no. Si tratta di due massicci interventi. Quello di Paratico nell’area nel parco dei Tassodi. Ben 6.500 mq sono destinati ad un nuovo albergo con altezze record di 16 metri mentre quelli già costruiti sono abbandonati come la Cà Bianca di Paratico e l’hotel cantiere a Sarnico».

«Inoltre aumentando a dismisura l’offerta immobiliare si abbasserebbe il valore di quella esistente. Nel parco dei Tassodi sono infatti previsti ancora nuove abitazioni. Anziché puntare sulla tutela e sulla valorizzazione di quel che resta del parco dell’Oglio si continua con una caotica urbanizzazione. La difesa delle aree lacustri deve diventare un imperativo per tutti i comuni del lago. L’eccessiva urbanizzazione è una delle cause dell’inquinamento, dell’ impoverimento delle biodiversità e del peggioramento del bacino del lago d’Iseo la siccità di quest’estate e l’enorme presenza delle alghe dovrebbe insegnare qualcosa. Il lago d’Iseo perde in competitività turistica e in bellezza se non mette un freno alla cementificazione e se non si attua una scrupolosa politica della sostenibilità. Il consumo di suolo non solo mangia irreversibilmente terreno ma allontana la possibilità di indirizzare lo sviluppo del Sebino verso il turismo sostenibile e la qualità ambientale per la tutela e la valorizzazione dei bacini lacustri e della vita delle comunità locali».

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