Scuola, presidio in via Tasso - Foto
«La riforma va cambiata: ecco come»

Le categorie di Cgil, Cisl, Uil, Snals e Gilda contro la riforma Renzi. Presidio della scuola in via Tasso nel pomeriggio del 19 maggio.

Sotto le bandiere dei sindacati della Scuola, Cgil Cisl Uil, Snals e Gilda hanno presidiato il palazzo della Prefettura di via Tasso a Bergamo, per protestare ancora una volta contro la proposta di riforma che il governo Renzi ha presentato. Durante il presidio di oggi, in una conferenza stampa e nell’incontro con il Prefetto, sono state confermate le motivazioni della protesta dei lavoratori del mondo della scuola.

«No a una riforma che accentra i poteri nelle mani del solo dirigente – ha detto Salvo Inglima, segretario generale di Cisl Scuola Bergamo -. Occorre una vera autonomia fondata sulla collegialità e cooperazione tra docenti, consiglio di istituto e dirigenti».

Il problema del precariato, secondo Inglima, «deve essere risolto anche per i docenti abilitati e per gli idonei dei concorsi non inclusi nella Gae attraverso un piano pluriennale di assunzioni. Inoltre, ci preoccupa la sottrazione delle prerogative contrattuali su materie come orario di servizio, professionalità e status giuridico di tutto il personale scolastico».

«Invece di perdere tempo a misurare la maggiore o minore apertura dei sindacati (per quanto ci riguarda, inesistente) – conclude Inglima -, la ministra Giannini provveda immediatamente a convocare il tavolo di confronto che tutti i sindacati hanno chiesto e messo in agenda nell’incontro di Palazzo Chigi di martedì scorso».

Attorno alle 16,30 i sindacati hanno incontrato il Prefetto per esporre i motivi della protesta: «Abbiamo così voluto riportare l’attenzione, dopo lo sciopero del 5 maggio, sull’urgenza di un piano di assunzioni che non escluda quei precari –docenti e personale ATA- che, dopo un percorso selettivo di formazione e abilitazione e dopo lunghe esperienze di insegnamento, hanno maturato i requisiti per l’assunzione» è tornata a spiegare Elena Bernardini, segretario generale della Flc-Cgil di Bergamo. «Siamo scesi in presidio per un modello di scuola che non sia centrato sul potere dei dirigenti ma collochi la loro figura in un rapporto di equilibrio fra tutte le competenze messe in campo nella gestione e progettazione dell’attività educativa. Chiediamo, poi, che gli argomenti che riguardano la retribuzione, la mobilità e il rapporto di lavoro continuino ad essere prerogative contrattuali e non tornino ad essere regolati solo per legge. Sul tema della valutazione degli insegnanti, non vogliamo sottrarci al giudizio, ma riteniamo sbagliato che questa valutazione sia affidata a soggetti, come i genitori e gli studenti, senza competenze specifiche. È necessario ricercare punti di partenza in comune: quello fondamentale è il rilancio dell’autonomia delle scuole, che deve essere realizzato con certezza e stabilità di risorse».

I sindacati in tutta la Lombardia hanno anche simbolicamente inviato a genitori, studenti e parlamentari una lettera: «Rivendichiamo il diritto a una scuola migliore! – si legge nel messaggio – La buona scuola la vogliono il Paese, le famiglie, gli studenti e il personale che nella scuola lavora. La buona scuola è frutto di una buona alleanza. Vogliamo una scuola migliore di quella che c’è, ma anche migliore di quella che si sta definendo in Parlamento. Rappresentiamo lavoratrici e lavoratori che ogni giorno ritrovano l’entusiasmo di entrare in classe, nonostante i tanti problemi che assillano le nostre scuole, nonostante le politiche di svilimento della professionalità del personale, a partire da un contratto fermo da 6 anni e da salari senza dignità sociale e professionale. Il personale della scuola lavora, ogni giorno, nell’interesse del Paese, perché sente la responsabilità di formare gli uomini e le donne di domani».

«Come rappresentanti di questi lavoratori – prosegue la lettera – non ci ha mai neanche sfiorato l’idea che la scuola sia “dei sindacati della scuola”, ma non possiamo accettare lezioni sulla rappresentanza. Siamo voce di una parte del mondo scolastico, ed è nostra esplicita intenzione di confrontarci in maniera autentica e seria con quanti sono disposti a farlo. Vogliamo qui condividere le nostre ragioni, nella consapevolezza che la politica è rendere possibile ciò che genera bene comune e che questo non può essere mai di una parte sola. Pensiamo che la scuola debba garantire una formazione di qualità a tutti i giovani di oggi e di domani, indipendentemente dal censo o dalla regione del Paese in cui sono nati. Purtroppo il DDL in discussione, al netto degli annunci e della propaganda, non va in questa direzione, non inverte la politica dei tagli lineari a partire dal DEF, che prevede un’ulteriore riduzione delle spese di istruzione per i prossimi anni e con le numerose deleghe ridefinisce senza confronto l’intero sistema scolastico».

«Ci sono, nel disegno di legge, alcune questioni nodali che chiediamo siano cambiate da subito. Abbiamo bisogno di un piano di assunzioni pluriennale, che consenta l’assorbimento di quanti hanno maturato i requisiti previsti dalla sentenza della Corte Europea; di intervenire per decreto, stralciando la questione della stabilizzazione dal resto del disegno di legge, per consentire che le scuole dispongano già dal prossimo anno scolastico almeno delle risorse professionali (docenti e ATA) di cui hanno bisogno; di procedure trasparenti e scevre da margini di discrezionalità. Non possiamo continuare a tollerare il vergognoso ricatto con cui si cerca di estorcere il consenso sul resto di un provvedimento che non risolve le vere emergenze della scuola, anzi le aggrava».

«Le prerogative contrattuali su materie che investono aspetti normativi e retributivi del rapporto di lavoro, l’assegnazione di sede, la mobilità e la retribuzione accessoria non possono essere disciplinate in modo unilaterale dall’amministrazione per via legislativa. Convinti come siamo che la scuola sia uno degli elementi nevralgici per le prospettive future del nostro Paese, alla presenza di un provvedimento che assegna amplissime deleghe all’esecutivo, chiediamo uno spazio di ascolto e confronto reali e non meramente virtuali, senza pregiudiziali e senza arroganza alcuna ma nel con-sapevole rispetto dei ruoli e delle funzioni che ciascuno riveste. La scuola per essere buona ha bisogno di personale e di insegnanti preparati, motivati, valorizzati e soprattutto ha bisogno di investimenti reali. La buona scuola facciamola insieme, ascoltare il mondo della scuola significa promuovere i cambiamenti che servono davvero all’istruzione».

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