Scuole: nella Bergamasca 875 classi in quarantena, in Lombardia 5.415

Covid, i dati del monitoraggio nelle scuole sul territorio bergamasco e regionale.

Sono 875 le classi in quarantena nella Bergamasca. Lo comunica l’Ats di Bergamo nel report sull’andamento della pandemia in provincia, diffuso mercoledì 19 gennaio. Nel dettaglio, sono 228 le classi in quarantena nelle scuole dell’infanzia/nidi; 319 nelle scuole primarie, 131 nelle secondarie di 1° grado, 197 nelle scuole secondarie di 2° grado.

Sul territorio lombardo, secondo il report di monitoraggio della Regione, al 16 gennaio sono 5.415 le classi in isolamento (1.838 nell’Ats di Milano), per un totale di 67.433 alunni e 3.320 operatori. Secondo il rapporto diffuso dall’assessorato al Welfare, la crescita dei contagi nella prima settimana di rientro in classe (54.654 rispetto ai 50.014 della settimana tra il 3 e il 9 gennaio) è più evidente tra i bambini delle materne (3-5 anni) e delle elementari (11-13 anni) , dove i nuovi positivi sono aumentati rispettivamente dell’80 e del 37% rispetto in sette giorni. Alle superiori i contagi calano invece di circa il 20%, mentre alle medie restano più o meno stabili (+2,8%). L’incidenza ogni centomila abitanti più alta si registra nella fascia dai 6 ai 10 anni mentre scende da 9.682 a 7.960 in quella 14-18. La più colpita dalle restrizioni è la scuola primaria (1.805 classi, 24.107 alunni e 1.058 operatori isolati in quanto contati di caso positivo) seguita dalla scuola dell’infanzia (1.625 classi, 22.600 bimbi e 2.080 operatori).

Sul tema della scuola, a livello nazionale, è intervenuto oggi anche il ministro dell’Istruzione Patrizio Bianchi durante l’audizione in commissione Cultura alla Camera: «La Dad – ha detto – non è opposizione alla presenza ma la capacità di integrazione attraverso le tecnologie che permettono di sviluppare una didattica partecipativa». «Ad oggi, alle 12 il 93,4% delle classi è in presenza. Di questi il 13,1% con attività integrata per singoli studenti a distanza. Le classi totalmente a distanza sono il 6,6%». «Lungi da me fare polemiche, però in questi giorni ho sentito proporre stime che non avevano basi numeriche», ha detto il ministro. Il riferimento è alle stime fornite dall’Associazione Nazionale Presidi, secondo la quale al momento ci sarebbero il 50% delle classi in Dad. «Su un totale di 7.362.181 studenti, gli alunni in presenza sono l’88,4%. Per l’infanzia gli alunni positivi o in quarantena sono il 9%. Per la primaria il 10,9% e per la secondaria il numero di studenti in Dad o in didattica integrata sono il 12,5%». «Il personale sospeso per non essere in regola con il vaccino è dello 0,9%. Ciò dimostra l’alto grado di responsabilità dei nostri docenti».

«Il grosso dei contagi è avvenuto durante il periodo di chiusura delle scuole», ha detto ancora Bianchi . «Noi abbiamo avuto l’impennata dei dati dal 18 - sottolinea -. Avevamo fatto una simulazione con una previsione di un raddoppio dei contagiati, ma il dato reale è molto più basso. Il dato che noi abbiamo è che il contagio è avvenuto sostanzialmente nel tempo in cui i ragazzi non erano a scuola, ma quando hanno avuto altri contatti, contatti familiari, fuori da quella che è la situazione di controllo che possiamo vivere all’interno delle scuole».

Per quanto riguarda la presenza degli studenti a scuola , ha detto ancora Bianchi, «in Piemonte siamo all’89,4% , in Lombardia all’88% , nel Veneto all’87,8%, in Friuli al 90,7%, in Liguria 87,1%, in Emilia-Romagna 87,4%, in Toscana 89%, in Umbria 89,6%, nelle Marche 87,5%, nel Lazio 89%, in Abruzzo 89,7%, in Molise 82,7%, in Campania 90,2%, in Puglia 90%, in Basilicata 86,8%, in Calabria 86,8%, in Sicilia 83,9%, in Sardegna 91,5%».

Sul 6,6% delle classi in quarantena a livello nazionale, ha spiegato ancora Bianchi, «il 7,1% sono in Piemonte, 8,2% in Lombardia , 8,2% nel Veneto, 6,2% in Friuli, 8,4% in Liguria, 7% in Liguria, 7,3% in Emilia, 7,3% in Toscana, 7,3% in Umbria, 6,8% nelle Marche, 7,4% nel Lazio, 5,6% in Abruzzo, 13,7% in Molise, 4,9% in Campania, 6,4% in Puglia, 4,8% in Basilicata, 2,9% in Calabria, 4,4% in Sicilia e 6% in Sardegna».

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