Sergio Bambarén: Sabbia, oasi di pace
Nel deserto per trovare se stessi

Sergio Bambarén intraprende un’avventura spirituale nel suo «L’eco del deserto» (Sperling & Kupfer). Questo autore australiano ha una storia particolare: ha lasciato la sua carriera di manager di successo per fare spazio al suo amore per la natura.

Ha iniziato una vita nomade, inseguendo le sue passioni, come il surf. Per lui è stato l’inizio di una ricerca spirituale, che si ritrova in tutti i suoi libri, anche in questo breve romanzo. Altri li aveva dedicati al mare, questa volta si addentra in un oceano di sabbia, sulle tracce delle tribù berbere, per incontrare Kahil, «il cuore pulsante del deserto», un grande saggio che lo aiuta a scoprire qualcosa di più di sé. «Nessuno è più schiavo di chi si sente libero, ma non lo è», gli dice Kahil.

E in quel luogo Sergio si sente davvero più vicino a Dio e lontano dai condizionamenti del mondo. Il viaggio nel deserto ha da sempre un forte valore simbolico, esprime la ricerca della chiarezza interiore, in un luogo «estremo» per le condizioni di vita.

Lo racconta anche Robyn Davidson nel suo Orme, appena ristampato da Feltrinelli in edizione economica: l’autrice parla di un’avventura realmente vissuta, la traversata del deserto australiano 1.700 miglia percorse a piedi, da sola, in compagnia di 4 cammelli e un cane. La storia è diventata un film, «Tracks», con Mia Wasikowska.

Ripercorre invece il sentiero dei padri del deserto, monaci vissuti nel IV secolo d.C. in Palestina, Egitto e Siria Fabio Ciardi ne «I detti di apa Pafnunzio» (Città Nuova): una raccolta di racconti semplici, forti, brevissimi, fatti per cercare la propria «oasi di pace» attingendo a una sapienza antica.

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