Sfruttavano anziani, ridotti in povertà
Chiesti 25 anni per quattro imputati

«Hanno approfittato di due persone fragili, insicure, e da questa loro insicurezza hanno tratto fonte di guadagno».

Al punto da ridurre le loro vittime - è il ragionamento fatto lunedì 6 luglio in aula durante la requisitoria dal pubblico ministero - a vivere in condizioni estremamente disagiate, con le utenze domestiche tagliate per morosità e praticamente senza cibo sufficiente. Tanto che, al termine della discussione, l’accusa ha chiesto per i 4 imputati, accusati di estorsione e circonvenzione di incapace, la condanna a un totale di 25 anni di reclusione: 7 anni per Ivana Titta, 51 anni, 6 anni per sua figlia Katia Losciale, 26, e per i loro rispettivi compagni all’epoca dei fatti, Giovanni Ponzo, 38 anni, e Mauro Veiss, di 29, oltre a 4.000 euro ciascuno di multa.

I quattro erano stati arrestati nel corso di un’indagine a settembre del 2013, dopo che alla polizia locale erano arrivate segnalazioni sulla situazione in cui si era venuto a trovare Giampietro Rota, un sessantasettenne all’epoca residente a Boccaleone. Più nello specifico, secondo quanto poi contestato, Titta avrebbe prima in qualche modo ottenuto l’attenzione del pensionato, sfruttando per l’accusa una sua situazione di debolezza e depressione, quindi sarebbe arrivata al punto prima di sottrargli la pensione (circa 900 euro al mese) e poi spingerlo ad andare a chiedere l’elemosina all’esterno dei supermercati, facendosi consegnare anche il denaro così ottenuto.

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