Sigilli al negozio esploso
C’è il dolo: ingenti i danni

Un lavoro di professionisti, gente che sapeva dove e come agire, facendo ben attenzione a lasciare meno tracce possibili. Chi indaga ne è certo: lo scoppio del negozio di parrucchiere fatto saltare in aria domenica sera in una laterale di via Borgo Palazzo, nel complesso Le Canarie, è opera di qualcuno che non ha agito a caso, raffazzonando una bomba incendiaria e lanciandola contro la vetrina di «Extrò acconciature».

Macché: gli autori dell’atto incendiario – senza dubbio doloso – sono andati a colpo sicuro, facendo cadere all’interno del negozio un quantitativo di materiale incendiario ben calcolato. I danni sono ingenti, anche se non ancora quantificati: il negozio è andato praticamente distrutto. Gli arredi sono bruciati, così come tutti i prodotti, le attrezzature, i caschi asciugacapelli, le poltrone. Gli specchi sono scoppiati per il caldo, mentre la vetrina è di fatto esplosa.

Ma come hanno fatto gli autori dell’atto incendiario a causare il botto e il conseguente rogo? Da una prima ricostruzione pare che gli autori del gesto abbiano sollevato dall’esterno la parte superiore della vetrina del negozio, che è pieghevole e si può infatti aprire. Da lì (senza nemmeno dover danneggiare la saracinesca, un modello a grate) hanno inserito una molotov o comunque qualcosa che ha causato lo scoppio.

Dopodiché si sono allontanati. Ieri mattina il reparto scientifico della polizia ha effettuato tutti i rilievi del caso all’interno del negozio, già analizzato l’altra sera, dopo lo scoppio, dai vigili del fuoco che sono intervenuti in un primo momento per domare le fiamme, divampate attorno alle 19,30. Il negozio di parrucchiere da donna resta per il momento chiuso (ieri lo sarebbe stato comunque, perché era lunedì).

Le indagini sono coordinate dalla Squadra mobile della questura, che sta cercando di capire cosa ci sia dietro l’incendio doloso. Proprio la professionalità, per cosi dire, degli autori del gesto aveva di fatto inizialmente lasciato aperte tutte le ipotesi, anche quelle del rogo accidentale, dovuto magari a un cortocircuito: gli attentatori sono stati infatti ben attenti a non lasciare tracce. Invece l’ipotesi del cortocircuito non sembrerebbe suffragata, a differenza di quella dolosa. Non solo: pare che il fascicolo sia stato inviato per conoscenza anche alla Direzione distrettuale antimafia di Brescia, competente anche su Bergamo. Dunque cosa c’è dietro? Nel mirino di chi ha provocato scoppio e incendio c’era il negozio? Oppure l’intero immobile che lo ospita?

Va detto che i punti vendita confinanti, un altro negozio di parrucchiere, ma da uomo, a sinistra, e un centro assistenza fiscale aperto un mese fa a destra, non sono stati minimamente danneggiati (ieri il caf era regolarmente aperto, l’altro parrucchiere no, ma soltanto perché era il turno di chiusura). Purtroppo la zona non è coperta da alcuna telecamera, né comunale né privata.

Al vaglio ci sono le immagini di altre telecamere, piazzate a una certa distanza e che potrebbero aver ripreso gli autori del gesto mentre arrivavano o si allontanavano. Ma, essendo stati così attenti nel perpetrare l’attentato incendiario, di sicuro avranno fatto in modo di non essere riconoscibili.

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