Sopravvissuta tre notti all’addiaccio
La custode: «Non ricordo nulla»

«Sono uscita per comprare le sigarette, poi non ricordo più nulla di quel che mi è capitato». Sono queste le prime parole di Maria Luisa Longobardo sussurrate al marito.

Giovanni Benaglio la ha incontrata già venerdì sera, una volta ripresa conoscenza, e ribadite sabato, mentre gli accertamenti dei medici degli Spedali Civili di Brescia proseguivano. «Di più adesso non è in grado di dire della disavventura che le è capitata – aggiunge il marito – e i medici ci hanno consigliato di lasciarla tranquilla».

Ci sarà insomma tempo per ricordare e per ricostruire come abbia fatto la custode dell’Accademia Tadini di Lovere a finire in fondo a un dirupo, ricoperto di spini, dopo essere scivolata da un sentiero che si stacca dalla località Serpentone e che passa sopra le vecchie cave di gesso, e soprattutto come abbia potuto sopravvivere per tre giorni senza mangiare e senza bere.

Tutto lascia immaginare che la donna sia rimasta infatti tre notti e tre giorni all’addiaccio, riuscendo, quasi per miracolo, a sopravvivere. Secondo le ricostruzioni effettuate dai carabinieri di Lovere la donna si è diretta verso la parte alta di Lovere, facendo poi perdere le proprie tracce.

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