Caffè avvelenato per uccidere il marito
Confermata la condanna a 12 anni

Le motivazioni della Cassazione sul tentato omicidio: «Condotta preordinata, eseguita con abilità e senza lasciare tracce». Laura Mappelli in primo grado aveva preso 14 anni.

La condotta messa in atto da Laura Mappelli la mattina del 4 dicembre 2015, a Premolo, «era preordinata, complessa, eseguita con abilità e senza lasciare tracce. Conclusa con la somministrazione di una dose massiccia di insulina, dall’effetto potenzialmente letale». Una condotta «oggettivamente orientata a provocare la morte» del marito Bartolo Rossi. Non ci sono dubbi sulle intenzioni della donna, scrive la Cassazione nelle motivazioni della sentenza con cui ha rigettato il ricorso della difesa della Mappelli, confermando la sentenza della Corte d’appello di Brescia, che nell’aprile 2018 ha ridotto da 14 a 12 anni la condanna per tentato omicidio dell’ex ausiliaria della casa di riposo di Albino.

La donna era sposata da pochi mesi quando aveva avviato una relazione con un altro uomo conosciuto nella casa di riposo e diventato in breve il suo amante. Tra lei e lui il marito era un ostacolo da eliminare: il futuro con l’amante sarebbe stato il movente del tentato omicidio dell’ignaro consorte.

© RIPRODUZIONE RISERVATA