Un «frigor» naturale a Oltressenda Alta
Lo si vuol recuperare, ma servono aiuti

Oltressenda Alta vorrebbe ripristinare, lungo la sterrata che porta alla baita del Möschel, un casello (caserulì) che veniva utilizzato fin dal 1700 per la conservazione di latticini prodotti dagli alpeggiatori che sui pascoli locali trascorrevano, con le loro mandrie, i mesi estivi.

Non è una novità che il Comune di Oltressenda Alta da tempo punti decisamente a un turismo ecocompatibile per richiamare nel suo territorio – fatto di prati, di boschi, di pascoli , di laghetti, di una fauna e una flora tipicamente alpine, così come di tradizioni secolari legate anche all’allevamento e alla produzione di latticini – un numero sempre più consistente di turisti.

In questa direzione sono state di recente recuperate dal Comune alcune pozze d’abbeverata e sorgenti, è stata costruito a Valzurio l’ostello «Valle Azzurra», sistemati i sentieri che si possono percorrere anche con l’ausilio di una nuova cartina del territorio. Per non parlare poi della trasformazione, in atto, delle cascine di Bricconi in agriturismo e la recente completa ristrutturazione, in quota, della baita di Verzuda Alta, che potrà essere vissuta, oltre che dall’alpeggiatore, anche da turisti e da escursionisti per buona parte dell’anno.

Oltressenda Alta ora vorrebbe ripristinare, lungo la sterrata che porta alla baita del Möschel, un casello (caserulì) che veniva utilizzato fin dal 1700 per la conservazione di latticini prodotti dagli alpeggiatori che sui pascoli locali trascorrevano, con le loro mandrie, i mesi estivi. Il casello, poi abbandonato e ridotto a poco più di un rudere, appartiene a un privato che ha deciso, se ristrutturato, di metterlo a disposizione del Comune.

Per saperne di più leggi L’Eco di Bergamo del 20 febbraio

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