Vaccino coronavirus, la prima volontaria:
«Spero di essere d’aiuto per salvare vite»

All’Istituto Spallanzani di Roma è una donna cinquantenne la prima dei 90 volontari che testeranno il vaccino «made in Italy» contro il nuovo coronavirus. «Sono emozionata e orgogliosa». Mercoledì altri 2 volontari.

Emozionata e con un pizzico di orgoglio si è fatta somministrare lunedì mattina, 24 agosto, allo Spallanzani di Roma la prima dose di vaccino anti-Covid, dando il via ufficialmente alla sperimentazione. È una donna la prima dei 90 volontari che testeranno il vaccino«made in Italy» contro il nuovo coronavirus. «Sono emozionata e orgogliosa. Spero di poter essere utile al nostro popolo» ha detto a chi avuto modo di parlare con lei qualche istante. «Mi auguro che la mia disponibilità - ha aggiunto la volontaria che ha circa 50 anni, romana - possa essere d’aiuto per salvare vite e che le persone siano sempre più responsabili per non mettere a rischio se stessi e gli altri». La donna, è stata tenuta in osservazione alcune ore e poi è tornata a casa. «Sta molto bene» ha assicurato il direttore sanitario dell’Istituto Francesco Vaia. Ora verrà monitorata per 12 settimane. Intanto mercoledì si procederà con altri due volontari e così a seguire tutti gli altri fino a 24 settimane. Poi se tutto andrà bene ci saranno la seconda e la terza fase di sperimentazione che probabilmente verranno effettuate in un paese dell’America Latina dove il virus è in crescita.

All’appello per la ricerca dei volontari per il vaccino contro il Covid 19 hanno risposto circa settemila persone, tra cui molti medici, ma solo 90 saranno alla fine i protagonisti del test. Il primo gruppo di tre volontari selezionati verrà quindi vaccinato entro mercoledì. Poi, se non si osserveranno eventi avversi significativi, si passerà ai successivi 3, che riceveranno una dose più alta, tra il 7 e il 9 settembre.

I volontari sono suddivisi in due gruppi per età: dai 18 e i 55 anni, e dai 65 agli 85 anni. Ciascun gruppo sarà suddiviso in tre sottogruppi a cui verrà somministrato un diverso dosaggio di vaccino. Molti di loro avrebbero manifestato l’intenzione di devolvere il rimborso spese previsto alla ricerca. Il vaccino che sarà sperimentato allo Spallanzani è interamente italiano ed è nato grazie a un protocollo siglato a marzo tra il presidente della Regione Lazio, Nicola Zingaretti, il ministro della Salute, Roberto Speranza, il ministro dell’Università e della Ricerca scientifica, Gaetano Manfredi, il Consiglio Nazionale delle Ricerche e l’IRCCS «Spallanzani». Per la realizzazione di questo obiettivo sono stanziati 8 milioni di euro, 5 milioni a carico della Regione Lazio, trasferiti allo Spallanzani, e 3 milioni a carico del Ministero dell’Università e della Ricerca scientifica. Il vaccino è realizzato, prodotto e brevettato dalla società biotecnologica italiana ReiThera di Castel Romano.

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