WhatsApp vi ha mandato un messaggio?
Attivata la crittografia, ecco cosa cambia

«I messaggi che invii in questa chat e le chiamate sono ora protetti con la crittografia end-to-end». Molti di voi avranno ricevuto questo messaggio nella chat di Whatsapp.

Il motivo è presto spiegato: la piattaforma di messaggistica ha attivato un sistema di crittografia che codifica i messaggi e le telefonate che si fanno e li rende illeggibile da chiunque ottenga i dati che riguardano quel messaggio senza esserne il destinatario previsto. Viene garantita così una protezione maggiore per il suo miliardo di utenti nel mondo, sulla scia di quanto già fanno servizi di chat come Telegram. Lo ha annunciato con un post su Facebook Jan Koum, fondatore della piattaforma di proprietà del social network in blu.

Sul blog della compagnia c’è un riferimento anche alla vicenda Apple-Fbi: «Riconosciamo il lavoro importante delle forze dell’ordine nel tenere le persone al sicuro -, scrive Whatsapp -, ma gli sforzi per indebolire la cifratura dei dati espongono le informazioni delle persone all’abuso di cybercriminali, hacker e Stati canaglia. Sono due anni che lavoriamo per dare alle persone una migliore sicurezza per le loro conversazioni su WhatsApp - scrive Koum su Facebook -. Sono orgoglioso che il nostro team abbia raggiunto questo traguardo: d’ora in poi ogni messaggio, foto, video, file e messaggio vocale inviato sarà criptato di default se il mittente e il destinatario useranno entrambi l’ultima versione della nostra applicazione. Anche le chat di gruppo e le chiamate vocali saranno criptate».

«Le persone meritano sicurezza, sottolinea Koum, perché è la sicurezza che «ci permette di connetterci con chi amiamo». «Ci permette di comunicare informazioni sensibili con colleghi, amici o altri. Siamo felici di fare la nostra parte nel mantenere le informazioni delle persone fuori dalla portata di hacker e criminali informatici». Nessuno, sottolinea il blog della compagnia, potrà entrare nei messaggi inviati, «nemmeno regimi repressivi oppure noi stessi».

© RIPRODUZIONE RISERVATA