Ortomercato, boom del giro d’affari
Ma gli operatori chiedono spazi

L’Ortomercato di Bergamo, uno dei tre, con Milano e Brescia, rimasti in Lombardia, genera adesso un giro d’affari annuo di 200 milioni di euro, con circa 450 addetti. Sono dati da grande industria e la proiezione dei risultati del primo semestre porta a un 2007 record con 1,34 milioni di quintali di merce venduta. La sua però è una crescita frenata dalla struttura. Il mercato di via Borgo Palazzo, dove si è trasferita quasi 35 anni fa da via Baschenis, è ormai insufficiente come spazi. «Il mercato è sempre più logistica, stoccaggio, smistamento e lavorazione merci, con servizi che danno valore aggiunto alla merce - sottolinea Mattia Rossi, amministratore delegato di Bergamo Mercati, la società pubblico-privata, attualmente presieduta da Sergio Arnoldi, che gestisce l’Ortomercato -. Per questo servono spazi che gli operatori ci chiedono, ma che non possiamo dare».

Così già alcuni hanno magazzini fuori dal mercato, mentre la mancanza delle strutture logistiche adeguate alla sue esigenze ostacola l’accesso diretto di un cliente importante come la grande distribuzione. Pochi anni fa, con l’abbattimento della pensilina dell’ex mercato del bestiame, è stata realizzata una tensostruttura che ha permesso di creare nuove superfici coperte, fondamentali per un mercato moderno, per gli operatori, ma soprattutto per la migliore conservazione della merce. «Avere strutture coperte permetterebbe di seguire l’esempio di Roma dove da alcuni anni sono stati modificati gli orari, spostandoli da quelli notturni a quelli diurni - continua Rossi -. Questo permetterebbe di lavorare in condizioni migliori, con minori costi e con maggior facilità di reperire personale. E permetterebbe anche di aprire a nuovi clienti. Già l’area dell’Ho.re.ca (Hotel, ristoranti, catering Ndr) è un segmento di crescente importanza: potrebbe diventarlo ancora di più». La soluzione sarebbe un nuovo centro. Un’area di oltre 400 mila metri quadrati è già stata individuata da anni a Zanica: l’ipotesi sarebbe di utilizzarne un terzo (150 mila metri quadrati circa), dove realizzare una superficie di 15-20 mila metri quadrati coperti (attualmente alla Celadina sono 8.500, più 3000 di tensostruttura, su un’area di 45 mila metri quadrati). I tempi non sarebbero comunque brevi.

«Per la costruzione occorrerebbero 2-3 anni, forse meno, ma prima bisogna risolvere tutta la fase preliminare - ricorda Rossi -: quindi, acquistare l’area privata, reperire le risorse e decidere chi fa l’operazione ». Nel frattempo si prosegue quindi alla Celadina, cercando di far funzionare al meglio l’esistente, per rispondere ad una domanda crescente dal territorio bergamasco e non solo. Gli operatori grossisti hanno sede nel mercato (che è aperto fino alle 9,15 per gli operatori professionali «a partita Iva» e dalle 9,15 alle 11 al pubblico), mentre i produttori hanno concessioni annuali. «Da quando è nata Bergamo Mercati, nel 1998, il numero degli operatori è sostanzialmente stabile, mentre c’è stato un calo di tre grossisti per chiusure e accorpamenti - dice Rossi -. L’arrivo della grande distribuzione, molti anni fa, aveva sedotto alcuni operatori della filiera che hanno pensato di operare direttamente con questo settore. Da tempo la situazione è cambiata e c’è stato un ritorno al mercato, che alla fine è sempre il luogo più efficiente per la formazione del prezzo, lo scambio di informazione e la trasmissione di competenze. Ma negli ultimi vent’anni, anche grazie ad alcuni interventi legislativi che hanno favorito la gestione mista pubblico-privata, c’è stata una grande evoluzione sulla logistica e anche dal punto di vista tecnico, per la sempre migliore qualità e salubrità del prodotto e in generale per la crescita nei servizi integrati di filiera, che saranno sempre più il futuro del settore». (05/09/2007)

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