Ricchezza, Bergamo 11ª in Italia
ma per il benessere è al 51° posto

Conta più il benessere e qualità della vita oppure la ricchezza economica prodotta da un territorio? La risposta sembra scontata ma... Se consideriamo semplicemente la capacità di fare reddito, Bergamo è all'11° posto in Italia; se invece puntiamo sulla qualità, allora la nostra città precipita alla 51ª posizione.

È quanto emerge da una ricerca condotta dal Centro Studi Sintesi di Venezia che ha stilato una classifica dei capoluogi di provincia non più basandosi sul Pil (prodotto interno lordo) ma sul Bil (cioè il benessere interno lordo).

Chi ci guadagna di più? Rieti, Lecce, Ascoli Piceno e altre piccole province del Centro sono le realtà territoriali che avrebbero più «vantaggi» nel passaggio dalla tradizionale classifica del reddito prodotto a quella più innovativa e sperimentale del benessere.

Fra le più «penalizzate» - oltre a Bergamo, che perderebbe 40 posizioni - ci sarebbero la Capitale e le grandi aree del Nord. Il calcolo del Bil - spiega un comunicato del Centro Studi Sintesi di Venezia - risponde alla necessità di fondo di valutare un territorio non solo sulla base della ricchezza prodotta, ma anche attraverso altri indicatori in grado di descrivere più in generale il benessere e la qualità della vita.

Così il Centro ha cercato di rispondere parzialmente a questa esigenza elaborando un indicatore sperimentale con l’obiettivi di classificare le province italiane in base a parametri qualitativi.

Prendendo spunto dalle indicazioni del Rapporto Stiglitz che ha individuato otto aree di analisi, sono stati utilizzati altrettanti indicatori:
- speranza di vita alla nascita
- tasso di iscrizione universitaria
- spesa procapite per spettacoli
- affluenza alle urne
- carbon intensity (qualcosa di simile al tasso di inquinamento)
- numero di furti e rapine
- organizzazioni di volontariato
- ricchezza economica

Il risultato ottenuto pone le province di Forlì Cesena, Ravenna e Firenze ai primi posti della classifica del Bil, mentre Siracusa, Caltanissetta e Napoli si collocano in fondo alla graduatoria. Con questa metodologia alternativa la provincia di Rieti guadagnerebbe ben 54 posizioni passando dal 72° posto nella classifica tradizionale del valore aggiunto al 18° posto nel rank del Bil.

A seguire Lecce (+53 posizioni), Ascoli Piceno (+50) e Pesaro Urbino (+47). Meno avvantaggiate dalla nuova filosofia di calcolo sono invece Roma (che perde 74 posizioni), Torino (-53) e Venezia (-51). A queste si aggiunge anche la provincia di Bolzano (-77), penalizzata da un apparente basso livello di iscrizione universitaria dei giovani probabilmente dovuto alla vicinanza con gli istituti oltreconfine.

«Nel nuovo assetto globale sarà sempre più opportuno parlare di benessere e qualità della vita andando oltre la tradizionale e rigida misurazione della ricchezza economica prodotta da un territorio» affermano i ricercatori del Centro Studi Sintesi. «Su questo terreno dovranno essere valutate le azioni e le politiche della collettività, intesa sia come istituzione pubblica, sia come società civile. Per queste ragioni è necessario investire nello sviluppo di nuove metodologie in grado di stimare degli indicatori tesi a misurare il reale benessere di una società; un possibile percorso potrebbe riguardare l’elaborazione mirata di un panel selezionato di indicatori statistici oggettivi e condivisi».

© RIPRODUZIONE RISERVATA