Corruzione, 7 imprenditori su 10
non scendono a compromessi

Il 75% degli imprenditori lombardi si mostra preoccupato per il clima attuale legato alla trasparenza e correttezza nei rapporti tra pubblico e privato. Ma circa il 70% degli imprenditori si dichiara deciso a non accettare compromessi pur di lavorare. Solo 1 imprenditore su 5 è “costretto a scendere a patti” per ottenere nuove commesse e il 12% è disposto a farlo per mantenere l'impresa in questo periodo di crisi.

È quanto emerge dall'indagine “Monitor economia diffusa”, realizzata dall'Ufficio Studi della Camera di commercio di Monza e Brianza che ha coinvolto circa 850 imprenditori lombardi. Sono gli imprenditori milanesi e i brianzoli i più preoccupati per il clima legato alla trasparenza e correttezza nei rapporti tra pubblico e privato (78,5% e 72,4%), meno preoccupati i comaschi (61,7%). Milanesi e brianzoli sono anche i più pragmatici e disillusi: non sono disposti a scendere a compromessi, anche se la maggioranza (rispettivamente il 50,5% e il 44,9%) pensano che l'onestà alla fine non premi.

Per quanto riguarda i bergamaschi, alla domanda "ritiene che gli imprenditori pur di lavorare debbano scendere a compromessi?" hanno risposto per il 32,9% "no, anche se l'onesta non premia", il 23,7% "sì, sempre", il 23,7% "no, perchè l'onestà premia sempre" e il 19,7% "sì, talvolta per ottenere nuove commesse".

Il vero problema è il fardello della complessità e della lungaggine della burocrazia, che in un anno costa in media ad ogni impresa lombarda circa 14mila euro; sono poi quasi 76 giorni lavorativi per azienda quelli spesi tra pratiche, spostamenti e code agli sportelli. Il 64,8% degli imprenditori bergamaschi dedica fino a un giorno a settimana per la burocrazia, il 25,9% da 2 a 3 giorni, il 3,7% da 4 a 5 giorni, il 3,7% oltre 5 giorni e l'1,9% da 4 a 4 giorni.

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