Centro di maiscoltura: rilancio
e sinergia con l'industria locale

La Camera di commercio orobica come possibile cabina di regia per il rilancio del Cra-Unità di ricerca per la maiscoltura di Bergamo, in grado di coinvolgere tutti i soggetti interessati, dalle istituzioni agli enti e alle diverse associazioni di categoria. È la proposta emersa durante il convegno «Il caso del Cra-Unità di ricerca per la maiscoltura», svoltosi sabato alla ex Borsa Merci in città, promosso da Cgil, Cisl e Uil orobiche, che ha visto la presenza di esponenti politici e di rappresentanti di alcune associazioni di categoria.

Dopo le recenti polemiche sull'ipotesi di accorpamento del Centro orobico con Lodi, a seguito di una riorganizzazione della rete nazionale, e le dichiarazioni del direttore generale del Cra (Consiglio per la ricerca e la sperimentazione in agricoltura), Giovanni Lo Piparo, che ha diffidato il direttore del Centro bergamasco, Mario Motto, dall'intervenire al convegno, le parti hanno convenuto che la soluzione della questione non sta in una mera difesa dell'attività del Centro, ma in un suo rilancio.

«C'è infatti un'esigenza oggettiva di ristrutturazione e razionalizzazione a livello nazionale dei vari centri (50 in tutto, NdR) che fanno capo al Cra, e la Camera di commercio può essere il soggetto promotore di un tavolo a cui siedano i diversi soggetti coinvolti nella vicenda», ha dichiarato Gregorio Fontana, deputato del Pdl, che proprio venerdì ha presentato un'interrogazione urgente ai ministri dell'Agricoltura e della Funzione pubblica Renato Brunetta riguardo alla presa di posizione di Lo Piparo.

La proposta di Fontana è stata adottata dai presenti e mercoledì, quando si riunirà la giunta camerale, la questione sarà oggetto di discussione. Per quanto riguarda poi il futuro del Centro di Bergamo, le ipotesi in campo sono diverse. C'è chi, come il segretario generale della Cgil, Luigi Bresciani, guarda con favore ad un «centro specializzato dedicato all'attività di ricerca avanzata nell'innovazione genetica dei vegetali a sostegno del comparto agro-industriale, che interessi i settori chimico, tessile, bioenergeico e della salute».

Giocano a favore di questa proposta fattori come le competenze scientifiche e le strutture idonee del Centro (che ha sede a Stezzano e può contare su 41 dipendenti qualificati, 3 mila metri quadrati fra laboratori e serre, e 25 ettari di terreno), e la sua posizione geografica, vicina a importanti infrastrutture (una su tutte l'aeroporto di Orio al Serio), a strutture come il Parco scientifico e tecnologico Kilometro Rosso, e a rinomati centri di ricerca del settore biomedico come l'Istituto di ricerche farmacologiche Mario Negri.

© RIPRODUZIONE RISERVATA