Cento agricoltori bergamaschi
alla protesta del Brennero

Oltre cento agricoltori bergamaschi e più di mille agricoltori lombardi si sono dati appuntamento al Brennero per protestare martedì 6 luglio dalle 8 contro l'importazione di prodotti stranieri nel nostro Paese, contro i ritardi dell'Unione Europea nel rendere obbligatoria l'indicazione di origine degli alimenti e a sostegno delle iniziative di legge nazionali.

La spedizione  lombarda si unirà a quelle che  stanno partendo dalle altre regioni. Oltre alla task force al Brennero, i lombardi stanno mobilitando squadre di sentinelle del Made in Italy che seguiranno i carichi stranieri dal Brennero fino alla loro destinazione in Lombardia, organizzando «comitati di accoglienza» di fronte agli stabilimento di arrivo. Saranno - spiega un comunicato di Coldiretti - «monitorati in modo particolare i colossi Lactalis-Galbani a Corteolona (Pavia) e Sterilgarda a Castiglione delle Stiviere (Mantova), che sono fra i più grandi importatori di latte straniero in Italia».

«Attraverso il valico del Brennero – denuncia il presidente di Coldiretti Bergamo, Giancarlo Colombi - giungono in Italia miliardi di litri di latte, cagliate e polveri all'anno ma anche decine di migliaia di cosce di maiale per fare i prosciutti, pomodori e altri prodotti destinati a finire in tavola senza alcuna informazione ai consumatori. Tutto questo crea gravi danni alle nostre imprese che subiscono una concorrenza sleale e si trovano quindi in forte difficoltà».

Lo scandalo delle mozzarelle blu è la goccia che ha fatto traboccare un vaso pieno di prodotti alimentari stranieri di scarsa qualità spacciati come Made in Italy a danno dei consumatori e dei coltivatori che chiedono di fare chiarezza una volta per tutte. Il presidente nazionale della Coldiretti Sergio Marini guiderà il presidio.

Prova Tac: metà delle mozzarelle fatte anche senza latte
Dalle prove effettuate all'indomani dell'allarme “mozzarella blu” dalla Coldiretti con la prima tac “salva mozzarella” è risultato che su un totale di 13 campioni di mozzarelle provenienti da diversi caseifici ben sei, e cioè quasi la metà (46 per cento), sono risultate positive, ossia non ottenute esclusivamente con il latte fresco.

«Questa nuova tecnologia  - spiega la Coldiretti - si basa sulla evidenziazione di un “marcatore” che si trova nelle mozzarelle non prodotte con solo latte fresco ed è stata messa a punto con la collaborazione della facoltà di Agraria della Università di Bari.  Si tratta del primo sistema di analisi che consente di rilevare se una mozzarella vaccina è stata realmente prodotta con latte fresco o se, invece, è realizzata utilizzando cagliate congelate o cagliate refrigerate vecchie».
 
Le cagliate congelate da impiegare nella produzione di mozzarelle arrivano principalmente da Lituania, Ungheria, Polonia, Germania, ma la loro presenza non viene indicata in etichetta perché non è ancora obbligatoria l'indicazione di origine. Oltre ad ingannare i consumatori, si tratta di una concorrenza sleale nei confronti dei produttori che utilizzano esclusivamente latte fresco, perché per produrre un kg di mozzarella di questo tipo occorrono 900 grammi di cagliata dal costo di meno di 3 euro/kg, mentre il prezzo al pubblico di un kg di mozzarella vaccina di qualità non può essere inferiore ai 6/7 euro/kg.

La metodica analitica presentata da Coldiretti e Aia potrebbe essere utilizzata anche per formaggi diversi dalle mozzarelle, sempre nel settore lattiero caseario.

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