Ammortizzatori sociali fino al 2011
Confindustria non firma l'accordo

Manca la firma di Confindustria sotto l'accordo per l'estensione degli ammortizzatori sociali in deroga per tutto il 2011, sottoscritto in Regione da tutte le parti sociali. La Cisl giudica importante l'intesa, ma condanna l'atteggiamento degli industriali.

Manca la firma di Confindustria sotto l'accordo per l'estensione degli ammortizzatori sociali in deroga per tutto il 2011, sottoscritto oggi presso la Regione Lombardia da tutte le parti sociali. La Cisl giudica importante l'intesa raggiunta, ma condanna con forza l'atteggiamento degli industriali lombardi.

«Abbiamo lavorato per costruire in tempi utili un accordo che assicurasse gli ammortizzatori sociali fino a tutto il 2011. Anche per il terzo anno di crisi disponiamo dello strumento indispensabile per affrontare le ancora molte situazioni difficili. Con modifiche fatte sull'esperienza e puntando alle politiche attive. La Regione ha fatto la sua parte anche anticipando l'accordo nazionale. Ma non possiamo sottovalutare l'atteggiamento poco lungimirante di Confindustria Lombardia che mostra posizioni miopi ed ottuse».

«È un segnale positivo per aziende e lavoratori non coperti da ammortizzatori per tutto il 2011 – dichiara Ferdinando Piccinini, segretario generale della CISL di Bergamo. Questo accordo può concentrare l'insieme delle politiche attive, per le quali auspichiamo uno sviluppo in direzione non solo della formazione, ma con un indirizzo preciso verso la ricollocazione dei lavoratori colpiti da esuberi o chiusure aziendali. È una parte significativa e importante dell'accordo complessivo che deve portare aiuti concreti, sotto forma di infrastrutture e interventi pubblici sul territorio per agevolare la creazione di nuovi posti di lavoro. Per questo attendiamo notizie concrete e positive nei prossimi tempi».

Nel 2010 la cassa in deroga regionale ha coperto circa 12 milioni di ore, distribuite su1549 aziende , per quasi 12400 lavoratori coinvolti. Dall'inizio di quest'anno l'ammortizzatore a raggiunto 469 aziende per circa 2730 lavoratori.

Anche dalla Regione arrivano segnali di soddisfazione. «Il presidente Formigoni aveva preso l'impegno, incontrando i componenti del Patto per lo Sviluppo lo scorso 18 febbraio, di condividere e definire, entro una settimana, le nuove regole per la cassa integrazione in deroga: oggi abbiamo onorato quell'impegno», è quanto detto dall'assessore regionale all'Istruzione, Formazione e Lavoro Gianni Rossoni, al termine dell'incontro con le rappresentanze sindacali, di categoria e imprenditoriali, per la sigla dell'Accordo Quadro 2011 sui criteri per l'accesso agli ammortizzatori sociali in deroga, sottoscritto a Palazzo Lombardia anche dagli assessori regionali Giulio Boscagli (Famiglia, Conciliazione, Integrazione e Solidarietà Sociale) e Domenico Zambetti (Casa).

Nell'accordo si definiscono le nuove regole che garantiscono, anche per l'anno 2011, una «continuità di protezione sociale dei lavoratori che sono colpiti da sospensioni e cessazioni dell'attività produttiva». Principio fondamentale il richiamo alle responsabilità delle parti nell'accesso allo strumento, in stretta correlazione con l'attivazione degli strumenti di Politica del lavoro, fortemente orientati verso la ricollocazione dei lavoratori. Altro principio fondamentale è il concorso di risorse pubbliche, private e paritetiche sociali in chiave sussidiaria finalizzate ai percorsi di riqualificazione e ricollocazione. Le nuove regole, sulle quali Confindustria ha espresso la necessità di effettuare alcuni approfondimenti, pur apprezzando l'interpretazione che l'assessore Rossoni ha dato alle preoccupazioni esposte nell'incontro di oggi, entreranno in vigore dall'1 aprile 2011.

Altro elemento fondamentale è il monitoraggio delle politiche messe in campo e dei controlli sui requisiti di accesso e sulle modalità di fruizione dell'ammortizzatore. I destinatari del trattamento sono lavoratori dipendenti di imprese industriali, artigiane, del commercio, del terziario, turismo, servizi, cooperative, studi professionali, che hanno sospeso l'attività (o ridotto l'orario di lavoro) a seguito di cause come la crisi di mercato, la mancanza di commesse o ordini, la mancanza di materie prime.

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