Lo sciopero della Cgil, Bresciani:
«Confindustria faccia autocritica»

Un lungo corteo di migliaia di persone ha attraversato le vie del centro di Bergamo, nel giorno dello sciopero generale nazionale della Cgil. Il segretario provinciale Bresciani: «Confindustria si accorge solo ora che il Governo non ha fatto nulla per l'economia».

Un lungo corteo di migliaia di persone, nella mattinata di venerdì 6 maggio, ha attraversato le vie del centro di Bergamo, nel giorno dello sciopero generale nazionale della Cgil. Dal piazzale della stazione, percorrendo viale Papa Giovanni XXIII, via Camozzi (davanti alla sede di Confindustria), via Tasso (davanti al palazzo della Prefettura), la manifestazione è arrivata in Piazza Vittorio Veneto. Dal palco sono intervenuti lavoratori e delegati sindacati: Giuliana Preda per il settore del commercio, Ciro Indelicati per la scuola, Mohamed Awad del settore edile e Pietro Rizzoli dei metalmeccanici. È stata data la parola anche a Marco Di Girolamo del «Comitato Referendario due sì per l'acqua bene comune».

L'intervento conclusivo è stato affidato a Luigi Bresciani, segretario generale provinciale della Cgil, che ha esordito ricordando come «sabato, qui, a Bergamo, si riuniranno gli imprenditori di Confindustria per riflettere sul fatto che alle promesse sono mancate azioni concrete per il sostegno allo sviluppo. La maggioranza di centrodestra, sostenuta dal Presidente di Confindustria, anziché occuparsi del lavoro e di politiche industriali, si occupa, ormai da anni, di fare leggi a sostegno delle tesi difensive dei legali di Berlusconi».

«A Confindustria auguriamo un buon lavoro sabato ma chiediamo anche: vi accorgete solo ora che il Governo non ha fatto nulla per l'economia? Vi accorgete adesso che non c'è una politica industriale in Italia e che siete stati lasciati soli? Farebbe bene a Confindustria un po' di autocritica: se in alcuni settori è passata la logica dei contratti separati è anche responsabilità sua. Il vicepresidente Bombassei ha assecondato la politica di questo Governo: una politica della divisione e della rottura sindacale».

«Intanto cosa è successo? Centinaia di migliaia di giovani precari sono stati sbattuti fuori dalle aziende e dalle scuole. Il 70% delle assunzioni è a titolo precario e si è perso il 14% del reddito spendibile delle famiglie. Milioni di pensionati, ma anche tanti giovani, sono costretti a vivere con 500 o 700 euro al mese. Si è entrati nella crisi con 10 lavoratori, si è rimasti in 7 e, con la ripresa, si vorrebbe continuare con 7, sfruttandoli ancora di più».

Al centro dell'intervento di Bresciani, la redistribuzione del reddito: «Serve un aumento reale dei salari e delle pensioni. Occorre spostare a favore del lavoro il rapporto nella distribuzione del reddito. È l'aumento delle diseguaglianze la vera causa della crisi. Questo Governo promette da anni la riduzione del fisco ma è tutto chiacchere. Questo Governo ha delle grandi responsabilità, per aver lavorato per accordi separati e legislazione che comprime i diritti».

«Lo sciopero della Cgil non è solo protesta. Noi accompagniamo la protesta con la proposta, soprattutto in tema di fisco (aliquote, tassazione rendite finanziarie, la patrimoniale), piano straordinario per il lavoro ai giovani (che sia stabile e tutelato, che punti all'apprendistato professionalizzante, che preveda fondi di previdenza integrativi, che sia strumento di contrasto alla precarietà)».

In tema di competitività e produttività, il segretario generale provinciale ha detto: «Confindustria Bergamo ci chiede una disponibilità per rispondere alla ripresa che, in alcuni settori e per le imprese bergamasche che esportano, è davvero in atto. Noi non siamo contrari a dare una mano. Siamo interessati ad una ripresa stabile e all'aumento delle occasioni di lavoro. Ma chiediamo che la flessibilità non diventi precarietà a vita. Chiediamo impegni a Confindustria sul fronte degli investimenti, dell'occupazione, sull'utilizzo prioritario del contratto di apprendistato per le assunzioni, per agevolare la stabilizzazione dei rapporti di lavoro».

A proposito del rapporto con gli altri sindacati confederali, e in qualche maniera in risposta al tentativo di bruciare una bandiera Cisl da parte di uno sparuto gruppo di manifestanti, Bresciani ha detto: «Non cerchiamo nemici dove non ce ne sono: certo, i rapporti sono tesi con Cisl e Uil e non ci risparmiamo polemiche anche accese. Ma voglio essere estremamente chiaro su un punto: io so che quando parlo con Cisl e Uil parlo con organizzazioni sindacali che associano migliaia di lavoratrici e di lavoratori. Quindi vanno rispettate, come noi chiediamo rispetto».

«E quando qualcuno brucia una bandiera della Cisl o della Uil è come se bruciasse una nostra bandiera. E proprio perché vi rispettiamo non possiamo tacere - ha detto rivolgendosi agli altri sindacati -. Come si fa a non vedere quello che sta accadendo. Come si fa a dire che contro questo Governo non si sciopera?! Confindustria, ma anche la Cisl e la Uil, hanno appoggiato Berlusconi confidando nelle possibilità di questo Governo e attaccando noi di massimalismo e di estremismo. I fatti hanno dimostrato che loro avevano torto e noi ragione».

E ancora: «Noi chiediamo agli amici di Cisl e Uil di riflettere sulla strategia, di darsi una linea, di essere più autonomi da questo Governo. Noi siamo un sindacato che contratta, ma non firma tutto e soprattutto vorrebbe poter far votare i lavoratori sulle cose che li riguardano. Noi facciamo il sindacato e non la stampella di questo Governo che ha colpito duramente i lavoratori, ha allungato l'età pensionabile e non ha fatto nulla contro la crisi e per sostenere il reddito delle famiglie».

«In arrivo c'è una manovra di 35-40 miliardi. Se ne parlerà dopo le elezioni amministrative per non spaventare gli italiani, ma a pagare saranno ancora una volta i lavoratori. Noi siamo qui per dire basta. La Cgil non si farà intimidire, non abbasseremo la testa, continueremo, ogni giorno, a lavorare e a lottare per il lavoro, contro la precarietà, per più salario, la difesa della dignità di ogni lavoratrice e lavoratore, per la libertà di ognuno di noi di poter decidere del proprio destino».

Ecco di seguito alcune percentuali di adesione allo sciopero nella provincia bergamasca: Fabbriche di vari settori: Linificio Nazionale, 70%; Lovable Branded, 93% fra i 90 lavoratori del magazzino (gli altri sono impiegati); Novem car, 31%; Cartiere Paolo Pigna, 50%; Istituto Arti Grafiche, 60%; Tenaris, 60% tra gli operai; Same, 90% tra gli operai; Brembo, 50% operai e impiegati; Lupini Targhe, 60% tra gli operai; Nicotra, 70% tra gli operai; Bianchi Vending, 70% tra gli operai; Siac, 65% dell'organico totale; Officine Vittorio Villa, 70 dell'organico totale; FBM Hudson, 80% tra gli operai; Rono, 50% tra gli operai; Sanpellegrino spa, 40% dell'organico; Heineken, 25% dell'organico. Commercio: Lodauto di Orio al Serio, 84,3%; GS di Caravaggio, 25%; Cotifa di Lallio, 25%; Team Service all'Ospedale di Treviglio, 12%. Enti locali: Comune di Bergamo, 29,4%; Comune di Dalmine, 34%. Scuole: Istituto Abate Bravi di Cologno al Serio, 33%, Istituto Comprensivo di Sovere, 41,8%; Direzione Didattica di Dalmine, 33,3%; Istituto Superiore di Dalmine Einaudi, 28,4%; Istituto Comprensivo di Verdellino, 48,7%.

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