L'uranio di Novazza
in due documentari

La «febbre dell'oro», anzi per meglio dire dell'uranio, aveva colpito Novazza, frazione di Valgoglio in Val Seriana, qualche decennio fa. Era stato trovato dall'Agip Nucleare un giacimento del minerale che poteva rendere circa 1,5 chili per tonnellata.

La «febbre dell'oro», anzi per meglio dire dell'uranio, aveva colpito Novazza, frazione di Valgoglio in Val Seriana, qualche decennio fa. Era stato trovato dall'Agip Nucleare un giacimento del minerale che poteva rendere circa 1,5 chili per tonnellata.

Ma le proteste degli ambientalisti e degli abitanti portarono ad una mobilitazione che, complice anche il «no» al referendum allora indetto sull'energia nucleare, portarono all'affossamento del progetto. Qualche anno fa, l'azienda australiana Metex si interessò al giacimento di Novazza, presentando una richiesta di permesso per procedere all'estrazione del minerale alla Regione Lombardia, che negò l'autorizzazione. Sull'uranio della Val Seriana calò il sipario, forse definitivamente.

Una ricostruzione degli avvenimenti, che caratterizzarono l'ascesa alla ribalta di Novazza alla fine degli anni Settanta, è stata presentata all'Auditorium di piazza della Libertà, nell'ambito della «Settimana per l'Energia», organizzata dall'Associazione artigiani in collaborazione con Confindustria Bergamo.

All'Auditorium sono stati proiettati due filmati: «Uranium project» (erano presenti i registi Stefania Prandi e Alan Gard) e il «Progetto Valvenova». Il primo documentario racconta la storia del più grande giacimento di uranio in Italia, sito tra la Val Seriana e la Val Vedello (in provincia di Sondrio): dalla scoperta del minerale all'opposizione della popolazione locale contro l'apertura della miniera, fino alle testimonianze rese oggi dai protagonisti di allora.

«Progetto Valvenova» è invece un filmato del 1982, prodotto dall'Agip Nucleare a supporto dell'asserita innocuità dell'intervento. «Il documentario "Uranium project" (realizzato in collaborazione con Lab 80 Film e presentato all'ultimo Bergamo Film Meeting del marzo scorso, ndr) è nato da un'idea di Stefania Prandi - ha ricordato Alan Gard - che come giornalista aveva "scoperto" questa storia sconosciuta ai più in Italia. L'aspetto interessante è stato che l'insediamento della miniera era stato osteggiato in modo pacifico dagli ambientalisti e dagli abitanti del posto. Una ferma volontà di opposizione che avrebbe poi ottenuto i risultati sperati. Nella realizzazione del film abbiamo incontrato non poche difficoltà, sia per ottenere materiale d'epoca, sia per rompere la diffidenza iniziale di coloro che ritenevano la protesta un fatto “proprio”. Siamo comunque riusciti a raccontare una storia a lieto fine». «Il lavoro a budget quasi zero - ha aggiunto Prandi - è durato nel suo complesso circa due anni, spesi tra ricerche e indagini».

La scoperta del giacimento era avvenuta quasi per caso: si racconta infatti che un tecnico, nel bere vicino ad una fontanella a Novazza, si era accorto che il suo contatore Geiger andava in fibrillazione. Dalle testimonianze di alcuni attivisti del Coordinamento Alta Seriana (Vittorio Merlini, Roberto Santus, Pier Angelo Pellizzari, Fabio Guerinoni), di un ex minatore di Novazza (Riccardo Zenoni), dell'allora presidente della Comunità Montana Valle Seriana (Lucio Fiorina), del parroco don Osvaldo Belotti, dei rappresentanti dell'Agip Nucleare (Manuel Dagnolo, amministratore delegato; Daniele Ravagnani, Sergio Chiesa e Enrico Guazzoni, geologi, e Luigi Raglio, chimico) emerge il quadro di un'operazione economica molto interessante per l'Agip, ma anche per gli abitanti del posto.

Un sogno di ricchezza per la zona (il giacimento fu quantificato in 1.500 tonnellate di uranio), che però venne accantonato in favore «della salute degli abitanti e del rispetto dell'ambiente», viene spiegato nel filmato.

Andrea Iannotta

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