Ditec, per la chiusura annunciata
si rischia il «caso diplomatico»

Rischia di diventare un caso diplomatico la chiusura delle due filiali italiane Ditec, che fanno parte della multinazionale svedese Assa Abloy. L'azienda ha annunciato di voler cessare l'attività negli stabilimenti di Treviolo e Quarto d'Altino, nel Veneziano.

Rischia di diventare un caso diplomatico la chiusura delle due filiali italiane Ditec, che fanno parte della multinazionale svedese Assa Abloy. L'azienda ha infatti annunciato di voler cessare l'attività negli stabilimenti di Treviolo e Quarto d'Altino, nel Veneziano, per delocalizzare in Cina e Repubblica Ceca dove la manodopera ha costi più bassi.

In tutto rischiano oltre cento dipendenti tra le due sedi (15 a Treviolo, con mobilità per 11 e 90 a Quarto sui 120 in organico). Ma se in Bergamasca le reazioni, pur di ferma condanna e di mobilitazione, sono rimaste nella norma (con uno sciopero già proclamato prima di Natale), in Veneto è iniziata una protesta che va al di là del caso singolo e punta il dito contro la Svezia e tutti i suoi interessi commerciali sul territorio.

A portarla avanti il presidente del Consiglio regionale del Veneto Valdo Ruffato (Pdl) seguito a ruota dal presidente della commissione Attività produttive, il leghista Luca Baggio, secondo i quali, vista la situazione di gravissima emergenza occupazionale, il Veneto non può permettersi di dire addio a un'azienda che tra l'altro ha i conti in ordine.

Da qui una sorta di ultimatum: «La diplomazia entri in campo, serve un'azione da parte del nostro ministero degli Esteri presso gli organi svedesi». E se questo non basterà, si dicono pronti a lanciare segnali forti, come il boicottaggio di prodotti svedesi, a partire dall'azienda simbolo, l'Ikea, che in Veneto, come in Lombardia, ha larghissima diffusione tra i consumatori.

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