Allarme, anche nella Bergamasca
in bilico migliaia di posti di lavoro

L'allarme lanciato dai sindacati a livello nazionale sale anche a Bergamo: la recessione non è più dietro l'angolo, è davanti; e sono necessari interventi per salvaguardare l'occupazione. Bresciani (Cgil): «A rischio migliaia di posti di lavoro».

L'allarme lanciato dai sindacati a livello nazionale sale anche a Bergamo: la recessione non è più dietro l'angolo, è davanti; e sono necessari interventi per salvaguardare l'occupazione e per creare nuovi posti di lavoro.
«Il tema del lavoro è centrale - conferma Gigi Petteni, segretario regionale della Cisl lombarda - e dare prospettive di occupazione ai lavoratori oggi è sicuramente la cosa più importante».

«In questo senso mi preoccupa l'idea che qualcuno possa credere che solo Roma ha la capacità di risolvere questo delicato problema. Dal governo può arrivare un quadro generale per favorire il rilancio degli investimenti. Ma è poi nelle aziende, sul territorio, nelle regioni che si possono tradurre in concreto tante azioni per fornire risposte al problema lavoro. La strada delle concertazioni è quella maestra».

I numeri della seria situazione in cui versa anche il mondo del lavoro bergamasco li ricorda Luigi Bresciani, segretario provinciale della Cgil: «Nel 2011 nella Bergamasca sono stati licenziati settemila lavoratori e quest'anno, se non si fa nulla per evitarlo, si rischia di perdere altri diecimila posti. Con la cassa integrazione che sta finendo e la crisi che avanza, il timore è molto fondato».

«Se a questo si sommano anche le situazioni di grande difficoltà che stanno vivendo tanti piccoli artigiani, lavoratori autonomi, bottegai, che chiudono la loro attività, il quadro è veramente drammatico. La recessione ormai ce l'abbiamo addosso».

Anche Marco Tullio Cicerone, segretario provinciale della Uil, è preoccupato per le situazioni di crisi che si sono manifestate negli ultimi due anni e che ora arrivano a conclusione. Finita la cassa integrazione, «c'è il rischio che alcune imprese riducano l'organico, o addirittura cessino l'attività. Ma quello che temo soprattutto è come si muoverà il sistema bancario nei prossimi mesi. Si potranno determinare sconvolgimenti a livello territoriale, se mancherà alle aziende il credito per nuovi investimenti».

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