L'ippica in sciopero contro la crisi
A rischio allevamenti e passioni

Trotto e galoppo, in pratica l'ippica, hanno fatto la voce grossa dando vita allo sciopero a oltranza. Ma il grido d'allarme sul futuro del settore legato al mondo del cavallo è più ampio e coinvolge anche l'equitazione. La crisi economica non fa sconti a nessuno.

Trotto e galoppo, in pratica l'ippica, hanno fatto la voce grossa dando vita allo sciopero a oltranza. Ma il grido d'allarme sul futuro del settore legato al mondo del cavallo è più ampio e coinvolge anche l'equitazione, ovvero gli sport equestri non da ippodromo (salto ostacoli e dressage) e l'amatoriale.

La crisi economica - come spesso si dice - non fa sconti a nessuno. E sulla scia delle difficoltà congiunturali, le politiche di revisione della spesa pubblica gestite in un'ottica di tagli draconiani, la lente d'ingrandimento del fisco (con i cavalli divenuti beni di lusso) rischiano di far saltare l'intero sistema. Anzi, è il caso di dirlo, di mandarlo al macello.

Al di là delle miopi politiche di sostegno al settore portate avanti da non pochi governi, la mazzata finale all'ippica giunge dal micidiale taglio del 40% delle provvidenze destinate al settore nonché dal calo d'interesse che stanno registrando da tempo (un meno 20% medio annuo negli ultimi 5 anni) le scommesse su gare di trotto e galoppo pesantemente penalizzate da tasse e da nessuna innovazione nel gioco. Sull'equitazione, invece, ci ha pensato il fisco, con le politiche antievasione che hanno gettato l'occhio sul possesso di cavalli e passioni per questo sport.

Il settore nel suo complesso, quindi, appare sul bordo del precipizio. C'è chi si vuole liberare dei cavalli perché non più attività redditizia o addirittura troppo dispendiosa e, in questo momento non riesce nemmeno a regalare il proprio animale.

Leggi di più su L'Eco di giovedì 5 gennaio

© RIPRODUZIONE RISERVATA