Piazza Affari sprofonda con le banche
Ubi -8,9% e Banco Popolare -10,27%

I timori per la situazione del debito nell'Eurozona e il crollo dei bancari sul tonfo di Unicredit, sfiancata dalle vendite dopo l'aumento a sconto, hanno messo sotto pressione i mercati europei.

I timori per la situazione del debito nell'Eurozona e il crollo dei bancari sul tonfo di Unicredit, sfiancata dalle vendite dopo l'aumento a sconto, hanno messo sotto pressione i mercati europei. Milano (–3,65%) e Madrid (–2,94%) sono sprofondate mentre Parigi ha chiuso a –1,53% e Londra a –0,78% L'unica a contenere le perdite al quarto di punto percentuale è stata Francoforte. Sui listini si è diffuso il panico sullo spettro di salvataggi e altre maxi ricapitalizzazioni nel credito.

A farne le spese in Germania è stata Deutsche Bank (–5,6%) sulle voci di un aumento di capitale. Male anche le banche spagnole – con Bbva (–5%) e Santander a (–4,5%) – dopo che il Financial Times, citando il ministro dell'Economia di Madrid, ha parlato di nuovi accantonamenti necessari per 50 miliardi di euro per coprire le perdite degli istituti. A incidere sulla seduta di ieri anche la frenata dei depositi a un giorno effettuati dalle banche alla Bce e i prestiti «overnight» concessi agli istituti di credito che rallentano: mercoledì i primi si sono attestati a 443,70 miliardi contro il record di 453,18 miliardi del giorno precedente. Sempre mercoledì, secondo i dati Bce, i prestiti di liquidità a un giorno (gli «overnight», appunto) agli istituti di credito sono scesi a 4,78 miliardi contro i 15,02 miliardi di martedì. E le Borse non hanno neanche beneficiato dell'asta con cui la Francia ha collocato 7,9 miliardi di titoli di Stato con scadenze tra i 10 e i 30 anni, offrendo un rendimento in leggero rialzo sui titoli decennali e una domanda in calo sulla medesima scadenza. In tale contesto è tornata la tensione con gli spread di tutti i Paesi europei che hanno allargato rispetto al Bund tedesco.

Lo spread con il Btp italiano ha chiuso sopra i 520 punti base (523) con il rendimento della carta decennale italiana al 7,09%. Ancora una giornata da dimenticare, dunque, per Piazza Affari. Il listino, dopo un inizio d'anno in positivo, registra una nuova pesante flessione. Ad affondare il mercato, il peggiore d'Europa, sono i bancari e, in particolare, Unicredit dopo l'aumento del capitale a sconto. Il Ftse Mib finisce col cedere il 3,65% a 14.767 punti e il Ftse All Share il 3,25% a 15.662 punti. Ennesimo scivolone, dopo quello della vigilia, per Unicredit in Borsa che finisce spesso anche in asta al ribasso. L'aumento a sconto piega il titolo che cede il 17,27% a 4,48 euro toccando i livelli di settembre 1992. Nella seduta di ieri è andato così in fumo un altro miliardo e mezzo di euro in capitalizzazione che, sommato ai 2 di mercoledì, porta a 3,5 i miliardi bruciati in due sedute: praticamente quasi metà ricapitalizzazione.

Sprofonda anche il resto del credito con Bpm che perde il 10,74%, Banco Popolare il 10,27, Ubi l'8,9%, Mps l'8,55%, Intesa SanPaolo il 7,33%, Mediolanum il 6,64% e Mediobanca il 6,29%. Tra i pochissimi bancari non in rosso il Credito Bergamasco (gruppo Banco Popolare), con un +0,48%. Dopo una serie di rialzi partono i realizzi su Fonsai e Premafin mentre continuano gli incontri alla ricerca di nuovi soci. Il titolo della compagnia assicurativa ha perso quasi il 15% (–14,78% a 0,67 euro), mentre la holding Premafin il 20,94% a 0,253 euro e le Milano il 4,15% a 0,24 euro. In controtendenza sul mercato Fiat (+3,57%) dopo che il Lingotto ha comunicato di aver incrementato la propria partecipazione in Chrysler del 5% al 58,5%. In scia anche Pirelli che sale di un marginale 0,52 per cento.

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