Bergamaschi nel mondo? 54 mila
Vincono grazie a lavoro e cultura

Una valigia, tanti sogni, la speranza di trovare un nuovo futuro. A partire dal lavoro che, nel proprio Paese, manca. È la storia più che centenaria dei migranti. Tantissimi i bergamaschi di ieri e di oggi: nel mondo ce ne sono oltre 54 mila.

Una valigia, tanti sogni, la speranza di trovare un nuovo futuro. A partire dal lavoro che, nel proprio Paese, manca. È la storia più che centenaria dei migranti. Anche dei tantissimi bergamaschi di ieri e, vista l'attuale congiuntura negativa, di oggi che lasciano la nostra provincia per «conquistare» il mondo.

E i bergamaschi - ce ne sono oltre 54 mila nel mondo - sono grandi conquistatori. Grazie al seme dell'onestà, della concretezza e della qualità del loro lavoro sparso nei cinque continenti. Il seme che negli anni ha germogliato storie di successo, ha conquistato la fiducia della gente e ora contraddistingue i bergamaschi a tal punto da averli perfettamente integrati nel tessuto socio-economico-politico dei Paesi che li ospitano.

Un valore, quello dei bergamaschi nel mondo, che non ha tempo: gente lavoratrice - la gente bergamasca - che negli anni ha imparato a cercare lavoro e a vivere (a volte per necessità, a volte per scelta) anche oltre frontiera contribuendo non solo a progredire per sé, ma anche a far conoscere, diffondere e far apprezzare la cultura e i valori della terra Bergamasca.

È sulla scia di questi concetti che sabato la Società Dante Alighieri di Bergamo e l'Ente Bergamaschi nel mondo, hanno organizzato il convegno «Cultura e lavoro nel mondo» che - Sala Mosaico dell'ex Borsa Merci - prenderà in esame, grazie anche al racconto in diretta di molti bergamaschi che oggi vivono all'estero, che cosa significa, oggi, essere bergamaschi in terra straniera.

«In tema di lavoro i bergamaschi non sono secondi a nessuno - ricorda Santo Locatelli, presidente dell'Ente Bergamaschi nel mondo -: capacità questa, che insieme ai valori che ciascuno di noi porta dentro di sé perché caratteristiche peculiari della nostra terra, come onestà e serietà, ci hanno fatto apprezzare a tal punto che, per esempio, in Belgio, a La Louvière c'è una Rue de Bergamo e una Rue de Lombardie».

Tutti i dettagli su L'Eco di Bergamo del 26 maggio

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