Poste e sindacati: nessun accordo
«L'azienda abbandona il territorio»

Si è svolto giovedì 19 luglio Milano il secondo incontro tra azienda e sindacati sul Piano interventi 2012, in cui Poste Italiane prevede chiusure e razionalizzazioni degli uffici postali in Lombardia. Paolo Turani (Slc-Cgil): «L'azienda abbandona il territorio»

Si è svolto giovedì 19 luglio Milano il secondo incontro tra azienda e sindacati sul Piano interventi 2012, in cui Poste Italiane prevede chiusure e razionalizzazioni degli uffici postali in Lombardia. Di seguito la nota di Paolo Turani della segreteria provinciale Slc-Cgil di Bergamo.

«Si sono conclusi con quello di ieri mattina gli incontri con Poste Italiane a livello regionale: si è trattato di confronti in cui l'azienda ha presentato il Piano attraverso cui intende razionalizzare gli uffici postali nella nostra regione. Si sono conclusi senza arrivare ad alcun accordo: il sindacato ha respinto il Piano perché ci pare l'ennesimo tentativo di chiudere gli uffici, abbandonando i territori più svantaggiati dal punto di vista della presenza dei servizi fondamentali».

«Se mettiamo insieme il fatto che contemporaneamente Poste taglia il recapito con un piano di riduzione del personale intorno al 20% e si propone un piano di chiusura degli uffici postali che a livello nazionale farebbe sparire oltre 1.100 uffici postali e ridurrebbe le giornate di apertura di altri 650, stiamo assistendo allo smantellamento progressivo di uno dei punti di forza su cui l'azienda non ha rivali: il radicamento territoriale, la sua capillarità».

«L'azienda abbandona il territorio lasciando le piccole comunità sguarnite, lo fa sulla base di dati discutibilissimi in cui si sottolinea la bassa redditività degli uffici in questione. Peccato che questa presunta bassa redditività sia anche causata da gestioni scellerate, operate dall'azienda che ha gettato gli uffici negli ultimi anni nel caos gestionale più totale».

«Oggi tocca a Lizzola, Colere e Crespi essere chiusi, oppure a Gorno e Cavernago essere ridotti nei giorni di apertura. Ma potremmo facilmente immaginare i prossimi, andando a vedere gli uffici che negli ultimi uno due anni hanno avuto l'uscita di personale applicato, per pensionamento o trasferimento e mai sostituito o coperto. Guarda caso questi uffici o parti di essi saranno nel prossimo elenco delle strutture da chiudere o razionalizzare».

«Questo è il metodo e ora l'azienda vuole la condivisione delle parti sociali, del sindacato. Come nel recapito si vuole tagliare, senza dire molto su dove si voglia arrivare. Come Slc-Cgil territoriale non accettiamo una proposta aziendale che ci chiede di fatto tra le righe di continuare a tagliare oggi, creando condizioni certe di tagli ancora più rilevanti per il domani: il rischio è l'abbandono dell'intera Valle di Scalve visto che dopo le razionalizzazioni già avvenute su Dezzo e Schilpario si propone ora anche la chiusura di Colere».

«Stesso discorso vale per l'alta Valle Seriana che ha già visto riduzioni recenti e che oggi dovrebbe chiudere l'ufficio di Lizzola. È un messaggio di cui devono essere consapevoli non solo i dipendenti di Poste italiane, ma anche l'intero territorio provinciale che viene di fatto giudicato, attraverso queste scelte aziendali, come territorio sacrificabile sia dal punto di vista occupazionale che da quello sociale e della presenza dei servizi fondamentali».

«Se le valli della provincia sono un optional per Poste Italiane, perché non lo potrebbero essere anche le zone più "marginali" della nostra Bassa? Ci mobiliteremo quindi cercando l'apporto dei lavoratori e lavoratrici postali della provincia e coinvolgendo le rappresentanze degli Enti Locali che pagherebbero un prezzo altissimo».

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