I sindacati: industrie da difendere
Tasse giù, favoriamo chi investe

«Il caso Brembo rivela l'incapacità del sistema Paese di investire sul manifatturiero». All'indomani dell'annuncio di 200 esuberi agli stabilimenti Brembo di Curno e Mapello, i sindacati si interrogano sul futuro del manifatturiero.

«Il caso Brembo rivela l'incapacità del sistema Paese di investire sul manifatturiero». All'indomani dell'annuncio di 200 esuberi agli stabilimenti Brembo di Curno e Mapello (in gran parte contratti a termine), i sindacati si interrogano sul futuro del manifatturiero in terra bergamasca, che, causa crisi, sta perdendo «pezzi» sia in termini di manodopera sia di imprese.

All'orizzonte non si intravedono grandi soluzioni ed è proprio qui che mette il dito Ferdinando Piccinini, segretario generale della Cisl: «Bisogna rendere il Paese più competitivo su scala complessiva e sostenere il manifatturiero, agevolando in tutti i modi possibili i nuovi investimenti e le nuove imprese».

L'esatto contrario - un esempio - di ciò che è successo a Nembro. Piccinini racconta infatti che «nel caso di Persico, che ha fatto un investimento importante per il riutilizzo dell'area ex Comital di Nembro, l'iter burocratico è stato lungo». I timori di Piccinini riguardano anche la Novem di Bagnatica (il 13 maggio si apre la mobilità per 98 persone): «Se non ci saranno nuovi investimenti, il rischio è di perdere una realtà importante per il territorio».

La «testa» e il «braccio», secondo il segretario della Cgil Luigi Bresciani, devono restare vicini ed è tranchant nel dire che in generale «il vero pericolo del manifatturiero sta nelle imprese che delocalizzano». Nel Bel Paese c'è «una grave crisi di produttività», le cui colpe vanno suddivise tra «la burocrazia, il fisco iniquo e l'incertezza del diritto», continua Bresciani.

Sulla vicenda Brembo, invece, Bresciani sottolinea che «il problema dell'azienda è legato alla congiuntura e, dato che la Brembo fa dell'innovazione la sua bandiera, saprà superare brillantemente questa fase».

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