La crisi si contrasta con i giochi
A Sant'Omobono sono sostenibili

Contrastare la crisi con la ecocompatibilità: per la storica Fratelli Mager di Sant'Omobono, è come rinascere dopo oltre un secolo di attività, proponendo due nuove frontiere aziendali: giocattoli e casalinghi.

Contrastare la crisi con nuovi filoni all'insegna dell'ecocompatibilità: per la storica Fratelli Mager di Sant'Omobono, è come rinascere dopo oltre un secolo di attività, proponendo accanto alle tradizionali lavorazioni in legno, le due nuove frontiere aziendali: giocattoli e casalinghi.

Alla quarta generazione, i cugini Matteo e Ugo Mager, entrambi amministratori (il primo è responsabile della parte commerciale e della produzione, il secondo di quella amministrativa), hanno dovuto ripensare la vecchia mission: «All'inizio del secolo scorso eravamo nati come torneria - spiega Matteo - realizzando attrezzi per il cucito ed il ricamo, fuselli per il pizzo, fino a manufatti in legno sempre più importanti, dai soprammobili agli articoli da regalo». Attività che hanno permesso all'azienda di svilupparsi, diventando una delle realtà settoriali più conosciute della Valle Imagna.

La recente e ormai lunghissima crisi ha però spazzato via ogni certezza, costringendo la Mager a ricercare vocazioni sempre nuove. Da qui l'idea dell'oggettistica, dei souvenir e dei casalinghi, sviluppata ormai da qualche anno e soprattutto quella dei giocattoli, coloratissimi e realizzati con una tecnica originale. «Abbiamo creduto nello sviluppo di vernici atossiche realizzate con il latte - spiega Matteo Mager - anche per dare un segnale forte sul fronte dell'ecosostenibilità, in cui crediamo fermamente». Così, dopo oltre due anni di progettazione e ricerche, è nata la linea di prodotti «Anipazzi», animaletti in legno massello di 25-30 centimetri (anche con rotelline per i bambini fino ai 3 anni), strani e coloratissimi, disegnati dallo studio dell'architetto Davide Negri di Varese e la collaborazione di Cesare Merli per la parte commerciale.

Per saperne di più leggi L'Eco di Bergamo del 12 maggio

© RIPRODUZIONE RISERVATA