Ubi, parlano Moltrasio e Polotti
«Siamo pronti a far prestiti»

«Ora abbiamo bisogno che masse e volumi tornino a crescere. Noi siamo pronti. Abbiamo liquidità e siamo disponibili a fare impieghi, ma occorre che il sistema sia pronto a fare domande per nuovi investimenti. Negli ultimi tempi il sistema industriale ha tirato un po' i remi in barca».

Sono passati quattro mesi e mezzo dall'assemblea di Ubi del 20 aprile. Il momento giusto per fare il «punto della navigazione in corso» con «fatti concreti» come dicono i presidenti del consiglio di sorveglianza, Andrea Moltrasio, e del consiglio di gestione, Franco Polotti.  Ched insieme ricordano quanto è stato fatto: la riduzione dei compensi, il consiglio di gestione sceso da 11 a 9 con più manager, l'avvio subito della fase operativa.

La semestrale è andata oltre le previsioni, ma il margine d'interesse cala del 13,7%. Come pensate di migliorare su questo fronte?
Polotti: «Abbiamo presentato una semestrale di cui essere serenamente orgogliosi. È buona, esprime la nostra solidità e gradatamente si sta riportando a gratificazioni anche economiche. Se pensiamo all'estate 2011 quando il sistema ha traballato, Ubi ha brillantemente superato tutti i test. Siamo una delle banche più solide a livello internazionale e questo è motivo di soddisfazione non solo per l'istituto ma anche per il sistema perché è fondamentale per sostenere una crescita duratura. Ora progressivamente la banca si dedicherà all'auspicabile ritorno a una migliore redditività, che dipende dall'aumento degli impieghi, dalla riduzione del costo della raccolta e delle rettifiche sui crediti e dei costi strutturali. Sul margine d'interesse il semestre va scomposto: non ci sono sei mesi uguali. Il secondo trimestre ha iniziato a mostrare un miglioramento dovuto alla nostra capacità di approvigionarci a una raccolta a costi più bassi ed è progressivamente migliorato anche nel primo mese del terzo trimestre. Ora abbiamo bisogno che masse e volumi tornino a crescere. Noi siamo pronti. Abbiamo liquidità e siamo disponibili a fare impieghi, ma occorre che il sistema sia pronto a fare domande per nuovi investimenti. Negli ultimi tempi il sistema industriale ha tirato un po' i remi in barca. Serve invece che il sistema maturi fiducia e si agganci alla ripresa in atto a livello europeo. L'Italia fa più fatica, ma essendo un Paese esportatore ce la farà. Da luglio abbiamo registrato segnali di aumento sugli impieghi, grazie anche al successo della campagna pubblicitaria lanciata qualche mese fa. L'auspicio è che ci sia stabilità di governo per non gelare i tentativi di ripresa».

Cosa pensate della corsa a diventare soci, con 11 mila iscrizioni in otto mesi e il totale a quota 94 mila?
Polotti: «È molto positivo e ne siamo lieti. È un segno di apprezzamento del lavoro della banca: dimostra che di Ubi ci si può fidare e su questo istituto si può scommettere».
Moltrasio: «Sottoscrivo. È un segno di affezione per la banca e probabilmente è anche l'indice di un travaso dalla posizione di azionista a quella di socio».

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