Fallimenti, è record in Lombardia
Bergamo seconda dopo Milano

La Lombardia si conferma la Regione italiana con il più alto numero di fallimenti. È quanto emerge dall'ultimo rapporto sull'attività degli uffici vertenze della Cisl. Notevole incremento delle procedure concorsuali. Bergamo è messa male.

La Lombardia si conferma la Regione italiana con il più alto numero di fallimenti. È quanto emerge dall'ultimo Rapporto sull'attività degli uffici vertenze della Cisl, che nel primo semestre di quest'anno hanno assistito complessivamente oltre 62 mila lavoratori, in circa 33mila pratiche aperte.

Si registra un notevole incremento delle procedure concorsuali: dai 1.885 lavoratori assistiti si è passati ai 2.772 (+47%). Bergamo è messa male, visto che per i lavoratori assistiti in vertenza è al secondo posto (con 900 persone) dopo Milano (1.108), mentre per i lavoratori assistiti in procedure è addirittura al primo posto (639) davanti a Brescia (450). Tutte le cifre nell'allegato

Un aumento decisamente superiore rispetto a quanto avvenuto a livello nazionale, dove i lavoratori di aziende fallite rivoltisi agli uffici vertenze della Cisl sono stati 17.287, contro i 15.714 del primo semestre dell'anno scorso (+9,9%).

“E' il segno evidente che le aziende scelgono la strada del fallimento anziché avviare un tentativo di rientro o di cessare l'attività saldando tutti i debiti – commenta Gualtiero Biondo, responsabile nazionale Uffici vertenze Cisl -. Le conseguenze per i lavoratori in termini di posti di lavoro e perdita salariale è notevole. In questo scenario, l'avvio della riforma Fornero con l'esclusione del ricorso alla cassa integrazione per le aziende senza sbocchi occupazionali futuri ha creato ulteriori difficoltà”.

“Le riforme vanno introdotte e implementate - aggiunge -. Anziché tagliare sussidi ai lavoratori senza dare corso alla completa attuazione delle riforme sta generando confusione e causando danni su danni, che i “tecnici” del governo sembrano ignorare”.

In Lombardia sono in aumento anche le pratiche fallimentari seguite (630, +11%), mentre a livello nazionale sono in calo (3.783, -14,8%). “Dal nostro osservatorio possiamo dire che ciò avviene perché si sta ampliando la dimensione delle imprese che falliscono - spiega Biondo -. Negli anni scorsi erano soprattutto imprese con uno o due addetti, ora non più”.

In leggera flessione il dato relativo alle vertenze: -3,2% a livello nazionale (43.762 lavoratori coinvolti contro i 45.090 dello scorso anno), -6% in Lombardia (5.148 lavoratori contro 5.473). “Gli uffici vertenze sono uno strumento di tutela e salvaguardia del reddito, impegnati in azioni di recupero spesso difficili – sottolinea Biondo - . La carenza di liquidità aziendale, gli intoppi procedurali, la lentezza della giustizia e la sua macchinosità le varie modifiche intervenute, AsPI, mobilità in deroga, abolizione della conciliazione, riforma diritto del lavoro ci hanno e ci stanno vedendo protagonisti attivi in uno scenario che, purtroppo, non mostra segni di miglioramento”.

Quanto ai dati lombardi, il maggior numero di lavoratori che si sono rivolti agli uffici Cisl e hanno aperto una vertenza si è registrato a Milano (1.108), seguita da Bergamo (900), Brescia (736), Brianza (466), Varese (423) e Como (422).  Sul fronte degli addetti di imprese fallite assistiti, invece, al primo posto troviamo Bergamo (639), seguita da Brescia (450), Varese (347), Brianza (283), Como (221) e Lecco (201).

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