Addio al latte, meglio le angurie
«Cambiare settore per sopravvivere»

Le difficoltà del primo settore, e in particolare della zootecnia da latte, hanno convinto due padri, ex allevatori, di Calcio ad abbandonare la stalla per dedicarsi alla produzione di ortaggi, nella speranza di garantire un futuro più sicuro ai figli.

Paolo Bariselli e il fratello Mario, rispettivamente di 66 e 64 anni, hanno dismesso i panni da allevatori (mestiere che svolgevano con altri soci presso un’altra azienda che continua nella sua attività) per dedicarsi all’ortofrutta. Hanno fondato così la società agricola Remiglie, nell’omonima cascina in via Mazzini, affiliata a Coldiretti, dotandola cinque anni fa di un impianto fotovoltaico da 998 chilowatt che, producendo energia pulita, rende autosufficiente l’attività. Dei 20 ettari di terreno di loro proprietà, su 12 coltivano mais mentre gli altri 8 sono stati convertiti a orto che produce ortaggi e frutti stagionali, tra cui meloni e angurie. C’è anche uno spaccio interno a chilometro zero e da tre mesi un laboratorio di trasformazione che sforna sottaceti e marmellate.

Claudio 32 anni, figlio di Paolo, e Giacomo 33 anni, figlio di Mario, lavorano con i rispettivi padri che, proprio pensando a loro, hanno scelto di mutare pelle. «Io e Mario abbiamo deciso di lasciare la precedente attività, che ci vedeva impegnati come allevatori di mucche, di cui 350 a mungitura, perché la crisi che ha colpito il settore del latte non ci dava la possibilità di dare futuro ai nostri figli», dichiara Paolo. Sanno che per sopravvivere è d’obbligo la qualità: «Produciamo direttamente, come avessimo un grande orto dove crescono prodotti stagionali come meloni e angurie, oltre a insalata, melanzane, zucchine, peperoni, pomodori. Non lavoriamo sulla quantità, quindi curiamo la qualità, affinché i clienti che comprano da noi ci rimangano affezionati perché soddisfatti. Quest’anno stiamo iniziando a raccogliere i primi risultati dall’attività. A fine anno con la verdura incassiamo circa 40 mila euro; angurie e meloni rimangono, ogni anno, un’incognita di mercato. Riusciamo a produrre 350 quintali di meloni per ettaro e circa 400 quintali di angurie; con il mais siamo a 160 quintali per ettaro. È verso novembre che capiamo quel’è stato l’effettivo guadagno».

Solo i costi di produzione della verdura si aggirano attorno ai 20 mila euro annui, ai quali si aggiungono i circa 23.500 euro del mais; si punta quindi a coprire le spese garantendosi un margine di guadagno: «Anche il ricavato della vendita del mais è molto variabile: lo scorso anno ci hanno riconosciuto 13 euro a quintale ma si dice sarà una stagione magra anche quest’anno - conclude Paolo -. Noi andiamo avanti, speriamo di veder crescere i frutti».

© RIPRODUZIONE RISERVATA