Albini e la dogana in casa
I suoi tessuti in tutto il mondo

Un lasciapassare che avvantaggia i rapporti internazionali, uno status che garantisce trasparenza nella filiera, dalla materia prima alla produzione fino alla confezione e spedizione, con tutte le garanzie di tracciabilità richieste dalle normative internazionali.

Il Cotonificio Albini ha già tutto pronto per allestire a Firenze il suo stand Thomas Mason, dal 13 al 16 gennaio alla Fortezza da Basso, e intanto festeggia il Natale con una certificazione che a livello amministrativo e logistico ha un valore fondamentale nello sviluppo commerciale. L’azienda di Albino è infatti diventata da poche settimane Operatore economico autorizzato (Aeo), uno status che viene conferito dopo lunghe verifiche e audit effettuati dall’Agenzia delle dogane al fine di certificare il grado di affidabilità, solvibilità finanziaria, trasparenza e sicurezza nella catena di produzione.

Un vero e proprio certificato che agevola nei passaggi doganali e che permette quindi ad Albini di essere più veloce nell’export, con la soddisfazione anche dei clienti oltreoceano, in particolare Stati Uniti, Cina e Giappone: «Questo status ci consente di percorrere una strada più veloce nell’esportazione e nei rapporti doganali con i Paesi esteri oltre ad essere garanzia di serietà profonda, nel rispetto delle regole e della trasparenza della filiera» spiega Silvio Albini, presidente dell’azienda. Un percorso, questo, raggiunto con la certificazione Aeo «che non si improvvisa, e che richiede un lavoro strutturato di tutta l’azienda, oltre ad essere un segnale importante per i nostri clienti: significa che abbiamo garanzie sempre più forti per continuare il nostro sviluppo internazionale» continua Albini.

In pratica il certificato è riconosciuto dalle autorità doganali di tutti gli stati membri dell’Unione europea e di tutti quelli extra Ue, favorendo le procedure di informatizzazione nei rapporti doganali e di controllo del commercio internazionale. Da due punti di vista: agevolazioni nei passaggi doganali e nei controlli sulla sicurezza. E questo significa che in Paesi come gli Usa, molto rigidi sui verifica della filiera del prodotto, Albini ha una riduzione dei controlli, una semplificazione doganale e facilitazione nel controlli di sicurezza. Tutto questo perché quei controlli sono già stati fatti e certificati, con mesi di verifiche direttamente nell’azienda di Albino e la supervisione di rappresentanti della dogana italiana che hanno effettuato tutte le analisi del caso direttamente in loco. «Da parte nostra abbiamo identificato una figura professionale dedicata ora a tutti gli aspetti logistici e doganali, affiancata da altre due giovani risorse: dietro questo status internazionale c’è un lavoro capillare e di altissimo livello amministrativo e tecnologico». Con, grazie a questa certificazione, la creazione di un’area doganale interna allo stabilimento Albini di Gandino: tutte le spedizioni per tutto il mondo, in oltre 80 Paesi, partono da qui dove nel 2008 è stato aperto un innovativo centro logistico, congiuntamente al laboratorio prove tessili.

«Un passo in avanti nella sempre più forte internazionalizzazione del nostro lavoro» commenta Albini, anche con uno sguardo al Pitti: «Il 2014, per il tessile italiano, è stato un anno migliore di quello precedente, ma ora stiamo assistendo a problemi geopolitici che sicuramente impatteranno sulla nostra attività». Il pensiero va alla Russia, ma anche «alla politica di austerità in atto in Cina – commenta ancora Albini -, ma non dobbiamo neppure restare passivi e reagire, volgendo lo sguardo maggiormente sull’Europa e sugli Stati Uniti il cui commercio sta tenendo bene, con la risalita del dollaro e l’euro più debole». Con un occhio, a lungo termine, anche sull’Africa: «Un continente dalle grandi potenzialità e risorse, da scoprire e meglio valorizzare».

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